Ricordo (Seconda parte)

DI LUCIANA IBI

Sono passati gli anni, tanti…
sono tornata innumerevoli volte sulla montagna.
Da giovane ragazza in comitiva , zainetto in spalla, jeans, Kappa way, converse ai piedi, arrivavamo fin dove le calzature lo permettevano.
Eravamo così incoscienti e liberi a quei tempi !
A casa, molte volte neanche sapevano dove eravamo.

La montagna serviva per restare assieme nelle lunghe domeniche d’estate.
Dopo la camminata, seduti in cerchio, schiamazzi e risate.
Al limitare del bosco, l’ombra del Falco ci sfiorava e poi si perdeva inghiottita dalle nubi , solo lo stridio rimaneva sospeso e inquietante nel brivido del vento, tra le fronde dei sempreverdi.
Io anticonformista senza saperlo, sedevo tra i ragazzi quasi sempre in silenzio. Lo sguardo pungente come un cardo, i pensieri sciolti che stupivano…

Mio padre aveva ragione.
Ritornai con il mio principe biondo in quei luoghi e, oltre la galleria, tra le vette maestose, vidi le Stelle Alpine nel loro nido di roccia.
Le nubi scendevano basse a cancellare la montagna e il Rifugio appariva così vicino e invece bisognava camminare ancora tanto.
Maglioni di lana, pantaloni alla zuava e scarponcini, più attrezzati e colorati di una volta, una moltitudine di vocianti persone saliva con passo lento, in fila indiana.

Noi tra loro sostavano senza fiato, la schiena contro la roccia. Il mio principe, tenendomi per mano, ritrovava voce e, sensuale un canto d’amore mi avvolgeva, scivolandomi sulla pelle…rabbrividivo mentre le sue labbra si avvicinavano asciugandomi il sale con piccoli, teneri baci attorno alla bocca .

No, non mi mancava mio padre ( come lui aveva previsto ) e, lenta svaniva anche l’immagine di mia madre.
Il Sentimento, così denso aveva un altro nome, un altro sapore. La montagna esercitava un fascino selvaggio, i nostri sguardi nell’abbracciarla, si facevano cornice …

Quest’ anno, con meno fiato, il mio principe dai capelli d’argento a fianco, sono ritornata a inseguire quel ricordo lontano, fino alla galleria che ospitò il nostro pranzo.
Quieta, ho guardato passare gli amanti della montagna con sguardo luminoso , ricambiando il loro allegro saluto .
Nell’assenza momentanea di presenze ho respirato il Silenzio.

Poi un alito di vento mi ha raggiunto sussurrando tra le fronde il dolce nome di mia Madre.
Un attimo Eterno che mi ha tolto il fiato… finché lo stridio del Falco come allora onnipresente nell’eco, mi ha riportato lo struggente saluto di mio Padre….allora ho pianto…
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Tutto è mutato
Niente è mutato
Forse perché in questi giorni , nelle mie vene il loro sangue e’ ritornato a scorrere prepotentemente.

Nell’immagine Opera del Maestro Giannino Scorzato
©® copyright, grafite su foglio rigato
Pubblicazione gentilmente autorizzata dall’artista

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