Rimettere in sicurezza il territorio, affinché la pioggia torni ad essere amica e non terrore e morte

DI MICHELE PIRAS

È venuto giù il cielo intero, di nuovo, come nel novembre di sette anni fa.
Ricordo che allora, in delegazione, andammo a visitare i territori colpiti, non dormimmo la notte dalla sensazione devastante di paura che ci si appiccicò sulla pelle.
E come allora la tempesta ha seminato panico, devastazione e morte.
Questa volta è la comunità di Bitti la più colpita, a loro va l’abbraccio e la solidarietà di tutti noi.
Ma a scorrere i nomi dei paesi feriti dalla tempesta e quelli in stato d’allerta massima, si capisce che i problemi sono ancora tutti (o quasi) gli stessi del 2013.
Corsi d’acqua tombati, dissesto idrogeologico, scelte urbanistiche che non hanno tenuto conto del territorio.
A questi problemi irrisolti si aggiungono eventi climatici che dovremmo (ormai) considerare la norma, non l’eccezione.
Almeno in memoria dei nuovi morti, travolti da acqua e fango, bisognerebbe lavorare per realizzare da domani ciò che non si è fatto ieri.
Rimettere in sicurezza il nostro territorio.
Un grande piano per tutti punti critici, in Sardegna e in tutta Italia, affinché la pioggia (che non cadeva da settimane) torni ad essere amica della terra e delle persone, non terrore e morte.
L'immagine può contenere: spazio all'aperto
(Foto tratte da La Nuova Sardegna – il fotografo è Massimo Locci)

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