Scarpe, il racconto dei miei passi sulla vita

DI DOLORES BIASIOLO

Scarpe comode, in questa fase della vita, per andare ancora molto lontano…
Ci accompagnano in questo periodo, dove non siamo più giovanissimi,
Sneaker o Skechers, ci fanno sentire agili e leggere, come fossimo delle libellule e snelle da sfilare come modelle…

Colorate, abbinate alla nuance dell’abbigliamento, casual o elegante, perfino anche di sera…
Elastiche, comode per recitare, cantare e ballare…

Nei sogni e ricordi, invece rimarranno sempre quelle col tacco 12 da ragazza, per esaltare la minigonna ed essere più sexy…

Mi hanno accompagnato nella gioventù, anche in ufficio, riuscivo a camminare velocemente con tacco alto e plateau e saltare e scavalcare fili e ostacoli, per seguire i clienti…

Quelle da sposa tinta ecrù con fibbiette incrociate, comprate a Mestre, in una boutique alla moda, ai sandali a schiava legati fino al ginocchio, alle pantofole fatte con faccia di animale di peluche, per avere un confort in casa dopo una giornata di lavoro.

A quelle viola di camoscio, acquistata in centro, per un evento importane, col primo tacco basso un pò scomode, per essere alla moda e ti facevano un male.

Ai primi sandali col tacco grande quadrato e squadrato bianchi imitazione serpente a scaglie quante vesciche ai piedi…
Poi quelle da ragazzina, di vernice nera, che sembravano fluorescenti tanto erano lucide, con cinturini incrociati davanti o legati alla caviglia, che costavano un occhio.

A quelle rosse sempre di vernice con una ciocchina nera, un mio sogno da teenager, trovate in un negozio che le svendeva per chiusura, che approfittammo perché introvabili, facendo una fila chilometrica, sperando in attesa, sempre di avere il mio numero a disposizione.

Ai primi zoccoletti rossi, presi da un artigiano locale che li faceva a mano, con legno scolpito su misura e fascia in pelle rossa, che poi si passavano agli altri fratelli o cugini, tanto duravano.

Con questi ti sentivi il gatto con gli stivali, tanto correvi e giocavi a campana e poi a ballare il flamenco imitando il rumore delle nacchere.

E all’arrivo dei primi freddi un ordine di polacchetti in camoscio con stringhe che si allacciavano incrociate a dei gancetti, ordinati tramite un amico di un parente, che aveva la fabbrica, ed acquistati all’ingrosso dato il costo elevato…

Scarpe a bebè per la scuola, inesorabilmente blu, che venivano patinate per essere sempre ordinate e che noi, nel gioco, spellavamo arrampicandoci sulle murette, facendo la fila indiana nella ricreazione della scuola, a quelle bianche con cinturino per la prima comunione, alle babucce fatte a ferri, poi foderate con la suola di feltro, per stare caldi, fatte da zia che veniva appositamente da lontano per farcele e con l’occasione rimaneva per una settimana.

Tanti ricordi ancora impressi nella mente, al gioco della signora, quando indossavi le scarpe da festa della mamma con décolleté e tacco a spillo, senza che lei se ne accorgesse…
Tanti tipi di scarpe, che hanno segnando ricordi indelebili e mi hanno accompagnato nella storia della mia vita da anni.

Quante emozioni, quanti cambiamenti, quante storie da raccontare in più di mezzo secolo di vita …
E quanti ce ne saranno ancora da raccontare !…

Immagine tratta dal web

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