Scrittori del mondo

DI MARINA AGOSTINACCHIO

Leggendo, non ricordo dove, un’intervista sul mondo di chi scrive nello svolgersi dell’ atto creativo, mi piace scoprire che esiste ancora qualcuno immerso nella realtà che lo circonda, durante il lavoro artistico.
Anche se si tratta di una storia di immaginazione, di fantasia, una storia che supera i confini del possibile e del conosciuto, chi scrive può trarre linfa dal contatto con la vita.

Capita che, girando lo sguardo attorno a noi, la realtà possa apparire paurosa, persino inverosimile e che noi, proprio per questo, siamo propensi ad allontanarcene, a negarla e, pertanto, persino a sperare, che essa sia rapita da una nuvola di passaggio; ecco allora soccorrerci la mente, le sue esplorazioni. Attraverso la mente possiamo incredibilmente ristabilire il circuito con il reale.
Isolarsi troppo, tuttavia, può essere deleterio, isolarsi troppo in soliloqui e racconti aumenta la possibilità di caduta nel proprio ego e in patologie alienanti.

Ho pensato anche a questo, leggendo il libro di Emanuela Fontana “La correttrice”, editore Mondadori.
E ciò non a riprova di una chiusura personale dell’ autrice, semmai per l’ esatto contrario: per l’operazione di ricerca storica, documentaristica della Fontana, a supporto della costruzione narrativa.

“La correttrice” è la storia dell’ incontro letterario e umano tra Emilia Luti e di Alessandro Manzoni; “la fiorentina”, come spesso l’appella lo scrittore milanese, lo aiuta, su invito dello stesso, a “risciacquare i panni in Arno”, a rivedere la storia del romanzo “I promessi sposi “da un punto di vista linguistico.
Desidero ora riportare alcune riflessioni destinate a una lettera all’autrice.

“Carissima,
finisco ora di leggere il tuo libro.
Ai miei occhi si è aperto uno scenario in cui tra “cose conosciute” si è rivelato e svelato l’ignoto.
…E poi, che dire, dell’incontro di Manzoni e di Emilia, due anime così vicine, delicate, sensibili, intelligenti che hai reso vive, intrecciando con le parole veri e propri fili di seta.
“La correttrice” offre un contributo letterario, innovativo e autentico al panorama di studi sul Manzoni, anche per la ricerca da te svolta, per la coerenza con cui hai costruito la storia, per averci restituito un uomo ricco di valori, di umanissima fragilità.
Inoltre, per avere permesso di aprire la mente al lavoro instancabile, infaticabile, dello scrittore, ostinatamente alla ricerca di una lingua comune, una lingua dignitosa, pulita, ad uso di tutti.

Di Emilia poi hai tessuto un vero e proprio canto di donna; Emilia è donna che potremmo benissimo portare quale modello di dignità, senso di responsabilità passione e dovere.
Ho dedicato molti mesi alla lettura del tuo romanzo, nella ricostruzione della storia coinvolgente, nitida, nell’evolversi dei fatti, una storia scorrevole e di ottimo livello nella forma.
La cosa interessante è che la tua narrazione, per me ricca di bellezza e umanità, penso possa essere “accostata” da tutti coloro che abbiano almeno una volta “incontrato” a scuola o nella vita “I promessi sposi”.

Mi sono spesso soffermata a leggere e rileggere alcuni passi del racconto, ritrovando in me due anime, (quasi parafrasando quanto scrive don Lisander su Padre Cristoforo a un certo punto nell’episodio dell’incontro con Don Rodrigo), due anime, dicevo: quella antica e quella fattasi nel tempo….”.

Il lavoro della scrittrice Fontana è la testimonianza di un impegno etico nel portare sulla pagina il mondo concreto dei personaggi e di saperne tratteggiare contemporaneamente contorni di poesia, di canto, di grazia.
Ancorata all’attenta osservazione dei fatti, dettata dalle carte, oggetto di ricerca, la narrazione si snoda nei meandri della vita dei personaggi vissuti e di invenzione, di accadimenti storici, narrazione corroborata anche da un tempo tutto interiore, una dimensione allargata a momenti irripetibili, non definiti, emozioni e sentimenti.

Ognuno di questi momenti, procede in avanti, come una valanga che ricopre l’animo di emozioni, sensazioni, pensieri sempre nuovi.
Perciò nel tempo lineare e circolare che avvolge le vite dei personaggi, si stempera il tempo degli stati d’animo soprattutto dei due protagonisti del romanzo di Emanuela Fontana.
Un tempo non vive disgiunto dall’altro, si danno il passo reciprocamente, con la certezza che non ci si possa perdere negli anfratti dell’immaginazione e della ragione, o della psiche, e che una storia si possa raccontare raggiungendo livelli letterari altissimi, tra realismo e lirismo.

Immagine tratta da Pixabay

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