Scuola. Gli esami di maturità per non parlare d’altro. Ipocrisia diffusa

di Salvatore Salerno

Scuola. Gli esami di maturità per non parlare d’altro. Ipocrisia diffusa.
Ma questi docenti severissimi che vogliono la prova scritta di italiano, cosa giustissima, hanno mai chiesto ai loro studenti di scrivere qualcosa durante l’ultimo anno scolastico e negli anni precedenti? Quanti di loro in presenza o Dad hanno proposto un tema, un saggio, una tesina, un testo di qualsiasi tipo che non sia un copia e incolla o frutto di una ricerca su Google? Hanno mai consigliato e verificato che abbiano comprato e letto un libro? Si sa che leggere è il primo presupposto per scrivere o no? Quanto si può pagare la corsa alla digitalizzazione e quanto si può valutare in una sola prova di esame di maturità. Vogliamo lasciare questi ragazzi ai social dove tutti sappiamo che un articolo come questo nessuno lo legge se più lungo di un paio di frasi, dove si scrive per slogan e si critica un titolo di giornale senza leggerne il contenuto?

Non c’è solo da prendere in considerazione il periodo della pandemia ma qualche anno o decennio in più, prima. È il giorno o più giorni degli esami di maturità che può cambiare la scuola? Inutile evocare il sacro esame di Stato che ogni docente ha fatto, con commissione esterna, su tutte le materie o la notte prima degli esami.
Siamo forse alla fine del periodo più brutto della pandemia virale ma resta l’epidemia italiana di una scuola alla deriva frutto del fallimento delle politiche scolastiche ed economiche degli ultimi decenni.
Un esame da solo non incide su nulla, nel bene o nel male. Beninteso, nessuna accusa generalizzata ai docenti che, a loro volta, non sono stati messi in condizione di fare scuola al meglio, classi affollate, troppi compiti burocratici e troppi acronimi ministeriali, progetti e indicazioni folli sulla scuola che servirebbe solo alla preparazione al lavoro, chissà quando, se lo avranno e di che tipo, in Italia o all’estero.
Ai ragazzi tocca studiare, ai docenti fare la loro parte e ai decisori politici salvaguardare una Istituzione della Repubblica, la scuola pubblica, per l’eguaglianza e qualsiasi opportunità di futuro che non sia sfruttamento, rinuncia alla dignità, omologazione ad una società che offre loro incertezze, difficoltà di coronare sogni e aspirazioni, una vita peggiore dei loro genitori sui diritti del lavoro.
Tocca a questi ultimi, i decisori politici, fare la parte più grande mettendoci i soldi.
Di fronte a questo contesto è davvero così importante un esame di maturità senza intervenire sul prima e sul dopo? E questo Ministro dalle teorie utili al risparmio sulla spesa pubblica del neoliberismo economico, che vuole tutto per pochi e non per i molti, che dall’alto della sua scrivania non ascolta nessuno, docenti, Ata, studenti, sindacati, cosa ci sta a fare ancora?
La rinascita di un movimento studentesco che contesta l’alternanza scuola lavoro, cioè sfruttamento gratis e sottrazione di tempo scolastico, è da salutare con rispetto e speranza.
Se poi, nei media e nella vulgata comune, si vuole circoscrivere un disagio giovanile e intendere come solo contestazione agli esami di maturità, si manca di capacità di lettura di un fenomeno molto più vasto che riguarda i nostri studenti, i nostri figli e nipoti. Si faccia questo esame, comunque, è un esame con una o due prove scritte che si farà ognuno con i propri docenti di classe, non c’è commissione esterna e un presidente non conta in questa situazione, fidatevi dei vostri insegnanti, loro capiscono.
Il Ministro Bianchi, del finto dialogo, ormai lo conosciamo bene. Non c’è invece da fidarsi. Ben venga questo ritorno di un movimento di giovani e studenti, che vada oltre l’esame di maturità, è un dettaglio, un movimento che parli ai partiti, ai sindacati, alle istituzioni, ai loro stessi docenti, che parli con loro e che, soprattutto, operi all’interno di tutti questi piani diversi per cambiarli, diventare protagonisti del domani considerata la mediocrità diffusa di quelli di oggi.
Serve la partecipazione in questo Paese, a tutti i livelli. Noi siamo con loro, come potremmo mai essere contro i ragazzi? Anche quando dovessero sbagliare ma ci devono essere e farsi sentire, non soltanto essere ascoltati ma vanno legittimati a prendersi il loro e il nostro futuro.

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