Scuola, prepariamoci all’inevitabile (1)

DI SALVATORE SALERNO

Qui lo dico e qui lo nego. Fra una decina di giorni, nostro malgrado, le scuole dovranno probabilmente chiudere, non possiamo permetterci di tenerle aperte perché, non importa per colpa di chi o almeno non ci importa per la parte che spetterà ai docenti (intanto è sicuramente colpa del virus), non c’è nessun dato scientifico che possa ritenerle “sicure”.  Non c’è una medicina territoriale efficace, non ci sono spazi adeguati, non ci sono trasporti sicuri, non c’è abbastanza personale docente e Ata, il tracciamento è andato a farsi benedire per i troppi casi di covid che arrivano quotidianamente nelle scuole ormai aperte parzialmente in ogni città e paese se non chiuse di autorità da Sindaci e Presidenti di Regione, dati allarmanti che nessuno ormai smentisce a Milano o Napoli e altre grandi città. Non sono cose che si risolvono in pochi giorni.

Non siamo la Germania e non siamo la Francia per le condizioni economiche generali e per la situazione reale delle loro e delle nostre scuole, per tutto quello che ci sta intorno.
Il rischio di diffusione del contagio è troppo alto non solo nelle superiori ma anche nei gradi inferiori di scuola per chi li frequenta, dalla secondaria di primo grado fino all’infanzia.
Ammesso e non concesso che siano ritenute “sicure” da qualcuno, tutti i virologi ed epidemiologhi affermano che non ci sono isole felici, nessun ambiente chiuso dove si entra e si esce può ritenersi in sé luogo immune dalla penetrazione del virus.
Il dato crescente del rapporto tra tamponi effettuati e numero dei positivi è quello che dovrebbe guidare ogni scelta, stiamo parlando del 12% o 13% di positivi rispetto agli esiti dei tamponi molecolari, quelli buoni, con punte che arrivano e superano il 20% in alcune zone della Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio e Campania.
Si parla di crescita esponenziale, neanche lineare o attesa immediata di curva decrescente, si va più in alto nei grafici ed effetti moltiplicatori. E’ un virus bastardo, invisibile, che si nasconde negli asintomatici. Si spera che chi ha responsabilità di governo, non solo centrale ma anche regionale, comunale, nella sanità per la tutela della salute pubblica, faccia la sua parte.
Le famiglie e lo Stato dovranno tutelare i minori almeno fino ai 14 anni aiutandoli a stare a casa nel modo più proficuo possibile, fino a quell’età la didattica a distanza avrà tutti i limiti che conosciamo eppure bisognerà farla al meglio. I ragazzi delle superiori e rispettive famiglie ne soffriranno molto meno.
Con la scuola chiusa quale dovrebbe essere la posizione giusta dei docenti e quale sarà la percezione che verrà fuori nelle famiglie e nella società? Intanto va detto subito che scuola chiusa non significa niente scuola per tutti gli insegnanti e per tutti gli alunni e studenti. Al contrario, scuola chiusa deve significare maggiore impegno per docenti e allievi. Continua…

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