STATO DI EMERGENZA IN ISRAELE?

DI CRISTIANO TASSINARI

Migliaia di israeliani si sono riuniti sabato sera a Gerusalamme fuori dalla residenza ufficiale del primo ministro Benjamin Netanyahu per chiedere nuovamente le sue dimissioni.
Ancora due settimana di quarantena
Nel mirino, il secondo lockdown imposto al paese per tre settimane (ne mancano ancora due!) dal 18 settembre – rafforzato ancora di più di venerdi scorso – e le accuse nei confronti di Netanyahu, alle prese con un processo per presunta corruzione.
Gli errori di Netanyahu
Da oltre tre mesi, migliaia di persone affollano le strade del centro di Gerusalemme vicino alla residenza di Netanyahu, invitandolo a dimettersi.
I manifestanti sostengono che Netanyahu non dovrebbe rimanere in carica quando è sotto processo per corruzione e lo accusano di aver commesso molti errori nella gestione alla crisi del Coronavirus.
Molti dei manifestanti sono giovani israeliani istruiti che hanno perso il lavoro a causa della crisi economica.

La Knesset, il Parlamento di Israele, non ha per ora trovato un accordo su una proposta di legge che, per motivi di salute, vieti ai cittadini anche il diritto di protestare.
Netanyahu ha fatto pressioni per la messa al bando delle manifestazioni, sostenendo che rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica e ha minacciato di dichiarare lo stato di emergenza per fermare i disordini.
Ma i suoi oppositori lo accusano di usare la crisi sanitaria come pretesto per fermare settimane di manifestazioni contro di lui.
Gantz non vuole lo stato di emergenza
Il rivale, ma al tempo stesso alleato di governo di Netanyahu, Benny Gantz, ha respinto la richiesta dello stato di emergenza.
I due leader hanno formato un governo d’emergenza lo scorso maggio, con l’obiettivo dichiarato di combattere l’epidemia di Covid-19. Ma la loro alleanza è stata ostacolata da ripetute lotte intestine.
I manifestanti al raduno del sabato sera sono stati rumorosi, ma ordinati, con molti in piedi in posti segnati per conformarsi alle regole della distanza sociale.
I leader delle proteste hanno esortato i cittadini a mantenere la distanza di sicurezza l’uno dall’altro, e la folla si è allungata per interi isolati lungo la strada principale, mentre le pattuglie della polizia controllavano la situazione.
Non sono mancati, tuttavia, diversi tafferugli tra manifestanti e forze dell’ordine.
Netanyahu ha, infine, esortato i fedeli a stare fuori dalle sinagoghe e a pregare solo all’aperto durante la festività religiosa dello Yom Kippur (Festa dell’Espiazione), che si celebra domenica e lunedi.
I leader ultra-ortodossi di Israele – alleati politici chiave di Netanyahu – si sono opposti alle restrizioni sulle preghiere pubbliche, accusando le autorità, per lo più laiche, di discriminarle e di permettere le proteste di piazza.
Il mondo ultra-ortodosso di Israele è stato colpito in modo particolarmente duro dal virus.
Israele ha riportato più di 227.000 casi dall’inizio della pandemia, comprese 1.441 vittime.
Attualmente ha più di 68.000 casi attivi, tra cui 728 pazienti in gravi condizioni.

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