Un anno di Covid. Un anno di DaD: cos’è stato risolto?

Studenti, docenti e ATA “gareggiano” a chi ha fatto più quarantene, più tamponi e più DaD. Le classi si alternano in quarantene che sembrano non finire mai, e quelle in presenza hanno un quarto degli studenti che segue in DDI (quando c’è connessione) perché fragile o positivo.

Alcuni istituti chiudono totalmente e poi riaprono. Il top è l’accoppiata supplente in classe / docente in quarantena collegato da casa: due al prezzo di due.

Intanto, da UN ANNO, la rete non regge, le classi sono ancora sovraffollate, le aule sono ancora troppo piccole, la rima buccale di 1m è ancora più ridicola, (soprattutto perché la “movida” dei più grandi prosegue come niente fosse), le finestre aperte (a volte) ogni ora per 10min, ancora non bastano.

In UN ANNO si è scelto di NON investire sul tracciamento e sul testing periodico di studenti e personale scolastico, né sul sistema di aerazione dell’aria (visto che pranzano in aula), né sull’acquisto di mascherine ffp2 (o almeno decenti), né sul dimezzamento delle classi numerose, né su una connessione Internet che funzioni bene in tutte le scuole d’Italia, né su una piattaforma comune gratuita, promessa e rimasta incompiuta.

Però i PCTO, rigorosamente on line (siccome i ragazzi stanno già “poco” davanti al PC), non vengono neanche dimezzati; i test INVALSI non vengono messi in discussione; progetti e progettini che tolgono ore alle varie materie, non vengono rimandati (tanto per finire “il programma” possono andare a scuola a luglio).

Se la DAD non è Scuola, questa invece cos’è?