Violenza vera o ‘violenza’ da sponsor?

DI GIOVANNA MULAS

Violenza vera o ‘violenza’ da sponsor?.
Verifico la trista tendenza a confondere violenza con l’avance e, soprattutto, a ‘denunciare’ pubblicamente la questione addirittura parecchi anni dopo il fatto.

Tendenza avallata, occorre specificarlo con onestà intellettuale, dai rotocalchi a caccia di audience nonché da quelle aspiranti femministe ‘2.0’ che condanno da sempre, per le idee confuse politicamente e storicamente, antropologicamente.

Donne per le quali, oramai, il maschio va odiato senza Se e senza Ma; l’importante è che sia maschio. Donne che, purtroppo, agli istinti peggiori di un maschio ripudiato stanno ispirandosi in maniera pericolosa.

Non dimentichiamo le associazioni contro la violenza sull’uomo che -e purtroppo non scherzo- fioriscono su territorio nazionale ed estero. Ma approfondiremo il tema in altro capitolo.
Violenza o avance?.

La tendenza, oramai, è quella di confondere un A Bella urlato per strada dal piacione di turno con l’abuso fisico vero e proprio;
è quella di ‘denunciare’ quando la situazione professionale e/o sentimentale non offre i vantaggi sperati o, al contrario, quando si ha già raggiunto il ruolo mirato, ergo l’appoggio ricevuto tramite lo scambio di favori
viene rinnegato, sputtanando pubblicamente il piccolo seduttore di turno.

Non esiste il ‘Ni’, amiche mie, sia chiaro: esiste il Si oppure il No.
Che aggiungere alle cronache?. Oltre al normale “Chi davvero ha subito una violenza non aspetta anni per denunciarla”, calo un bastone mentale sulle spalle di noi donne: se e quando una denuncia deve esserci, si deve fare subito, per punire il colpevole ed evitare un identico trattamento su altre ignare.

La legge esiste, ma va fatta rispettare. Ignoranza, pregiudizio, vergogna: una miriade di sentimenti ci muove… .
Non credo alla buona fede dei colleghi dell’abusante che vedono o sentono e comunque tacciono fino a che fa comodo,
non credo al buonismo dei superiori.

E le madri di vittime e carnefici? Donne, le stesse che indicano e calunniano senza aver educato (o anche solo edulcorato) se stesse. Mi domando spesso di che parlino queste madri coi figli, se parlano. Domande retoriche ovviamente, è il classico serpente che si morde la coda.

Dei figli è necessario essere genitori, prima che amici.
Le nuove generazioni ci domandano interazione continua, confronto, dialogo franco: cellulare, web e tv non debbono e non possono sostituirci.

Coi figli ci si deve confrontare per prepararli alla vita nel bene come nel male, e non sui programmi spazzatura, forse elogiando l’ennesima marchetta televisiva:
la spazzatura non può che generarne altra.

E’ dove una intera composizione risulta stonata,
che la nota stridente non richiama attenzione.

Immagine tratta da Pixabay

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