Vivere il proprio tempo

DI MARINA AGOSTINACCHIO

“Adolescenza e vecchiaia sono le stagioni più complesse della vita”.
Leggo in un frammento dell’ articolo di Michela Dall’ Aglio sul libro di Gabriella Caramore ” L’ età grande” , edito da Garzanti.

Ogni anno è un anno che passa e pare agli occhi del giovanissimo, avere la lentezza esasperata della lumaca.
Ogni anno è un anno che passa e viaggia con incredibile furia quando si è perso il vigore giovanile.

Se si ripensa da vecchi alla propria adolescenza, possono emergere dalla memoria emozioni, sensazioni, incertezze,inciampi, che però hanno in sé la sfida del futuro; per un ragazzo la strada da percorrere è infatti tutta in salita!
Per chi è in là con gli anni, il tempo davanti a sé appare quasi al capolinea, i sogni e i desideri poi diventano quasi un lusso e a cui concedersi con senso di moderazione per sottrarsi al ridicolo.

Tutto appare più rallentato: pensiero e movimento trovano negli anni la consapevolezza della perdita di vigore.
Tutto questo sapore di perdita di “vita” spesso porta i “non più giovani” a chiudersi in pensieri bui.

Ad un certo punto, non avvertendo più di possedere un ruolo socialmente integrato in un sistema produttivo, si rischia il pericolo di un annullamento graduale della percezione di sé come persona in grado di dare ancora agli altri il prezioso contributo di esperienza accumulata fino a quel punto.

A una certa età, si possono scoprire di sé zone inesplorate di sensibilità, intelligenza, creatività impensate anni prima, nel tempo dell’ immersione del corpo e della mente nel vortice frenetico del ” fare”, procreare, lavorare, viaggiare…
C’ è un tempo, da vecchi, diluito in bellezza, arte, poesia, musica, meditazione, lettura, desiderio di conoscenza… un divino pianeta che entra, o forse emerge, o forse fluisce a darci bagliori di improvvisa felicità.

Per qualcuno potrà apparire un tempo inutile.
Potersi permettere di abbandonarsi a questa preziosa inutilità, con noncuranza del pensiero altrui, è segno di conquistata libertà interiore.
C’ è un senso dell’ esistere a pari passo con i giorni più intenso, un senso conquistata interiorità, un affinarsi per sottrazione di anni, un avvertirsi puro suono cosmico.

Per vivere con consapevolezza la terza età forse non si può pensare di “esserci” pienamente e miracolosamente nel momento della trasformazione graduale di corpo e mente.
Alla inevitabile metamorfosi, forse, ci si dovrebbe preparare già in tempi non sospetti.

Immagine tratta dal web

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