Wiligelmo, Creazione della donna

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Wiligelmo, colui che domina la scultura romanica della Valle Padana insieme a Benedetto Antèlami, opera tra l’XI e il XII secolo, ed il suo nome risulta legato a quello di Lanfranco, architetto della Cattedrale di Modena e, di fatto, capocantiere dell’artista, il quale ben orientato a recepire le linee guida dettate dal suo direttore, realizza splendide lastre la cui forza espressiva di colloca in una quieta prospettiva di esuberante genialità.

Anziché indugiare sul contesto, perdendosi in dettagli relativi a fondale e ambiente, Wiligelmo opera scelte innovative in forza di una precisa linearità dei fatti esposti, in cui sono i personaggi ad enunciare le proprie gesta, fieri narratori di storie eterne.

Forte e immediato, diretto e comunicativo, Wiligelmo non inventa ma interpreta, leggendo le storie in una prospettiva esegetica, al cui cospetto l’osservatore è chiamato a rispondere.

È lo spettatore a creare la storia, partendo da uno sguardo incanalato entro un binario prestabilito ma non rigido, che guida il soggetto attraverso una condizione di comprensibilità conscia di indiscutibili verità e realtà.

Ciò risulta particolarmente evidente nelle Storie della Genesi, una serie di quattro lastre i cui temi si rifanno all’omonimo testo biblico, attualmente collocate sulla facciata del Duomo di Modena, tuttavia in una posizione verosimilmente differente rispetto a quella originale: la mancata coincidenza di misure e consecutio cronologica, depone decisamente in tal senso.

Molto interessante, sia dal punto di vista realizzativo che interpretativo, appare la Creazione della donna, in cui lo scultore manifesta una effettiva declaratoria di efficienza in merito ad autenticità e sacralità del tema: Adamo, letteralmente tramortito da un potente sonno – Dio ve lo ha relegato al fine di procedere con la successiva mossa creativa – appare potenzialmente sospeso in una posizione tendenzialmente precaria, comunque non in contrasto con la scena rappresentata grazie alla protervia offerta del fianco, indispensabile alla creazione.

Eva nascente, parzialmente celata dal corpo di Adamo dormiente, in quanto originata dalla sua costola, appare quasi frastornata dall’impegnativa esperienza, comunque in grado di destarsi ma non senza una evidente fatica: benevolmente accolta, nonché sostenuta da Dio, il quale esaudendo la sua venuta al mondo non esita a prenderla per mano.

Quasi incastrato in una struttura ad archi che tende a comprimerne il capo – la testa risulta leggermente inclinata, atta a farsi contenere entro la cornice – si predispone verso la nuova creatura permettendole di percepire la sua incrollabile presenza.

Adamo, ignaro di quanto stia accadendo, seguita a dormire, romanticamente sollevato da un momento inebriante ma difficile, in attesa di conoscere il fatto portato a compimento.

Sulle origini di Wiligelmo, anche tenuto conto di stile ed eventuali contatti, si riscontrano numerosi dubbi, a partire dal nome, di chiaro influsso germanico, tuttavia non troppo determinante riguardo all’origine, data la frequente abitudine, all’epoca, di connotare in tal senso anche nomi autoctoni.

Rilevanza differente potrebbero, invece, avere gli evidenti, suggeriti influssi, di contatti con culture provenienti dal nord Europa, per quanto si tratti di situazioni anch’esse frequenti, e la stessa circostanza, come sottolinea Piero Adorno, di recepire in maniera tanto puntuale Lanfranco, con le sue direttive e insegnamenti.

Potrebbe far presupporre un’origine molto più vicina ai luoghi padani direttamente coinvolti, poiché se è vero che diversi elementi paiono rievocare le sculture aquitaniche, comunque cronologicamente accostabili a quelle del Duomo di Modena, altri dettagli sembrano riprendere influenze tardo romane visibili addirittura sull’Ara Pacis.

In ogni caso, non è opportuno lasciarsi coinvolgere troppo da presunti, talvolta fuorvianti, riferimenti: Wiligelmo mostra e ribadisce la propria originale autonomia, secondo un linguaggio schietto e spontaneo, la cui precipua esigenza è farsi capire.

Wiligelmo è anche il nome scelto dallo scrittore Mino Milani, nel libro La ricerca del Santo Gral, per l’ipotetico menestrello che si accinge a narrare le storie, rielaborate, del ciclo bretone, quanto mai adatto e suggestivo, immediatamente ricollegabile alle atmosfere di Avalon…

Wiligelmo, Creazione della donna, 1099-1106 c., Modena – Duomo
Immagine: web

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