Willy the cat

DI CARLO MINGIARDI

Gregory era come il suo fiume.
L’acqua in ogni posto è uguale, ma ogni fiume nel suo lungo percorso, ora è stretto, ora è ampio, ora è rapido, ora è calmo, ora è tranquillo, ora è limpido, ora è torbido, ora è caldo, ora è freddo.

Il fiume scorre inesorabile verso il mare attraversando valli, pianure, colline, boschi, ma ogni tanto forma un ansa dove puoi ascoltare la voce lenta del cielo e delle stagioni.
Lui ascoltava in silenzio quella voce, gli bastava quello, non aveva bisogno di altro.

Proprio in quell’ansa aveva costruito la sua piccola casa su una palafitta, era il suo angolo di mondo, era tutto quello che aveva.
Quel posto era di una bellezza sconvolgente, contornato da colline dai mille colori, da lunghi filari di betulle, da campi di lavanda che durante la fioritura emanavano un profumo inebriante.

Aveva realizzato delle serre dove faceva crescere con cura le sue piante grasse, che rivendeva ai fioristi di tutta la regione, quello era il suo lavoro.
Glielo aveva insegnato suo padre. Conosceva ogni segreto di questa antica arte, le coltivava con una passione quasi maniacale.

Gregory diceva sempre che una pianta grassa è come la felicità, non la puoi toccare perché è colma di spine.
Quando nel tardo pomeriggio terminava il lavoro, al calar del sole amava sedersi sulla sua sedia di vimini vicino alla sponda erbosa del corso d’acqua. Sorseggiava con calma un bicchiere di sidro e progettava il lavoro che avrebbe dovuto fare l’indomani.

Un giorno mentre guardava il sole che si inabissava nelle acque turbolente, per le piogge intense che c’erano state, vide uno dei tanti tronchi trasportati dalla corrente con sopra qualcosa che si muoveva.
Riconobbe dai contorni delle orecchie a punta che si trattava di un gatto nero.

Non ci pensò due volte, si tuffò nelle acque pericolose e a lunghe e potenti bracciate riuscì a raggiungere il tronco. Fu una lotta disperata per portarlo a riva.
Il povero gatto era allo stremo delle forze, lo portò in casa lo asciugò con cura e lo fece mangiare e bere. Dormì due giorni di seguito.

Gregory non aveva mai avuto animali in vita sua, ma quel gatto piano piano, giorno dopo giorno, con il suo carattere giocherellone e amorevole, riuscì a fare breccia nel suo cuore. Lo aveva chiamato Willy, come il suo amato fratello che aveva perso annegato nelle acque del fiume in giovane età.

Quello fu un trauma che segnò per sempre la vita di Gregory, da quel giorno non riuscì più ad amare nessuno come aveva amato suo fratello gemello.
Il tempo scorreva come il corso d’acqua, il legame tra i due cresceva sempre di più, al punto tale che erano diventati inseparabili, l’uno l’ombra dell’altro.

Una mattina Gregory parti per la città con il suo furgone per fare delle consegne urgenti, come al solito portò con se Willy. Aveva nevicato tutta la notte, la strada era ghiacciata, dopo un tornante il mezzo iniziò a sbandare e finì fuori strada sotto la scarpata.

L’uomo perse conoscenza, era gravemente ferito. In quel tratto di strada sterrata isolato che portava verso la statale n°16, non lo avrebbe trovato mai nessuno con quelle condizioni meteorologiche.

Le capacità cognitive di un gatto a volte sono inimmaginabili. Willy sfilò dal collo di Gregory la catenina con appeso il ciondolo con la foto di suo fratello, la strinse tra i denti e percorse in mezzo alla bufera i tre chilometri di sterrato per arrivare alla statale, quando raggiunse il bivio si piazzo in mezzo alla strada e attese l’arrivo di qualcuno.

Dopo qualche minuto arrivò il pick up del signor Ruthford anche lui in giro per lavoro, Willy chiuse gli occhi e rimase immobile dove era. L’auto si fermo dopo una lunga frenata a un metro dal gatto, l’uomo apri lo sportello per vedere se l’animale fosse ferito ma come fece per scendere Willy si fiondò nell’auto in braccio al signor Ruthford.

Alla vista del gatto con il ciondolo in bocca l’uomo capì che c’era qualcosa di insolito nel comportamento dell’animale.
Ne ebbe la conferma quando Willy scese dall’auto fece una decina di metri si fermò e si voltò, poi fece altri dieci metri si fermò e si voltò e cosi via in direzione della strada sterrata.

A quel punto l’uomo ebbe la certezza che il gatto gli stava indicando una direzione e inizio a seguirlo.

Ci vollero un paio di mesi a Gregory per rimettersi dalle fratture che aveva riportato nell’incidente, Willy non lo mollava un solo istante. Quel fatto straordinario fu addirittura riportato sulla cronaca cittadina.

Il rapporto che si era instaurato tra loro era un qualcosa che andava oltre la semplice connessione emotiva, quel gatto nero aveva capito che l’uomo aveva rischiato la sua vita per salvarlo dalle acque tumultuose del fiume e lui in quella situazione disperata capì che doveva fare qualcosa per salvare l’uomo.

Può una piccola creatura provare un sentimento così grande per l’uomo? Può un gatto istintivamente fare una cosa tanto difficile per poter aiutare il suo amico umano? La risposta è si.

Willy dimostrò che non esistono limiti quando nasce un profondo legame tra due esseri, non esistono limiti nell’amore, di qualunque tipo esso sia.

Io spero di avere sempre in casa mia,
un gatto nero che passeggia tra i libri,
inseparabile amico per guardare un tramonto,
del quale non posso fare a meno.

Immagine tratta dal web

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