Esistono luoghi da favola e luoghi che raccontano favole, in entrambi i casi siamo spettatori non paganti di spettacoli che nel primo caso riempiono i nostri sguardi ed il nostro cuore di momenti unici, nel secondo caso invece, tutto dipende dalle favole che ci vengono raccontate.
Quando sono le cose che donano crescita e arricchimento a farci compagnia, possiamo sostare molto tempo senza stancarci e ricevendo sempre stimoli nuovi, il tempo si dilata fino quasi a non accorgerci nemmeno che stia trascorrendo imperterrito.
Quando invece ad accompagnarci ci sono i teatrini squallidi del momento, tutto ci diventa pesante, il tempo diventa una palla al piede che limita il nostro essere impedendoci di volare, ed a volte anche di esprimerci come vorremmo per non scatenare tempeste difficili da domare.
Ed allora sopraggiunge la curiosità di vedere fino a dove si vuole arrivare, intanto che il silenzio viene scambiato per tacito assenso, o per poca spina dorsale.
Nei luoghi da favola non dobbiamo dare spiegazioni, siamo liberi di spiegare le nostre vele e goderci il nostro mare come la nostra indole ci invita a fare, nei luoghi che raccontano favole ci si muove come elefanti in una cristalleria per non danneggiare nulla, anche se spesso si viene danneggiati da distratti narratori che ci pensano scemi solo perché ci siamo stancati di fare osservazioni inascoltate facendoci passare come scocciatori di cui bisogna assolutamente liberarsi.
Per questo si ritorna al mare, perché lui non giudica, ascolta, regala silenziose soluzioni, rasserena l’animo e la favola che ci racconta non parla di guerre, di soprusi, di tristezza, di arrivismo, ma solo di vita che abbraccia ed accoglie così come tutti dovremmo imparare a fare
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