Non è una questione di lesa maestà e in democrazia è del tutto normale che vi siano punti di vista differenti o – al limite – che un governo possa cadere.
Nel merito peraltro alcune delle critiche avanzate da Matteo Renzi sono anche condivisibili, persino quando verrebbe da ricordare al capo di Italia Viva cosa è stata la sua stagione di governo, proprio in quanto a ricerca dei cosiddetti “pieni poteri” e di tentativi ripetuti di imbavagliare la democrazia parlamentare.
C’è chi ancora ricorda.
Ma la fase drammatica che attraversa il Paese merita stabilità, maggiore chiarezza, meno balletti e nessun ulteriore alchimia istituzionale.
Lo sbocco insomma non può essere l’eterno, snervante, teatrino né il governo pastrocchio del dentro tutti: o c’è la forza, l’intesa e la prospettiva per continuare o meglio il voto, appena possibile.
Perché il nodo è questo: se c’è un piano credibile e serio per la rinascita economica e sociale, anche attraverso le risorse del Recovery Fund, si vada avanti, altrimenti meglio smetterla di fracassare i neuroni degli italiani e delle italiane con le minacce, le scaramucce e gli show televisivi.
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