La libertà comporta sempre una forma di autodisciplina e di rispetto.
E non esiste la libertà assoluta, senza responsabilità, quella che pretende di nuocere agli altri, ai loro diritti e alla loro libertà.
Vale tanto più se si rivestono incarichi importanti, se si è presidenti, ministri, parlamentari, se si è giurato sulla Costituzione, se si parla da un pulpito a milioni di persone, che ascoltano, si orientano sull’opinione espressa e agiscono ispirandosi a essa.
E qui non si tratta di difendere la policy di Facebook, spesso contraddittoria e opinabile nelle scelte di oscuramento dei profili.
Non è certo questo il punto.
Quanto semmai l’inaccettabile pretesa che ogni ogni espressione violenta, l’apologia di fascismo, l’omofobia, l’incitamento all’insurrezione e il sessismo, possa essere considerata una forma di libertà d’espressione, non invece un’offesa e persino un reato.
Del resto ci sarà pure una ragione se diversi esponenti repubblicani stanno valutando di offrire il loro sostegno alla procedura d’Impeachment.
E se qualcuno ritiene di aver ragioni di andare sopra le righe lo faccia pure, ma se ne assuma le responsabilità e le conseguenze, com’è giusto che sia, risparmiandoci la parte della vittima, il piagnucolio ridicolo dei potenti che giocano a far gli oppressi la mattina, per tornare, la sera, ad abusare del loro potere.
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