A ben pensarci…

DI MARIAESTER GRAZIANO

L’assoluzione l’ho sentita in poche occasioni come quelle volte in cui stavo così male che i miei mi lavavano, cambiavano il pigiamino e le lenzuola e mi riponevano come un sacchetto di pelle nel pulito.

La sensazione di stare bene proprio all’apice del malessere, la doppia giacenza degli opposti come su una cima della montagna in cui sei tra le prospettive equivalenti di salita e discesa.
Tra quelle lenzuola odori e polveri di Dixan.
Per questo in quei momenti io avevo come massimo desiderio un Dixan tutto per me.

Erano i tempi in cui c’erano questi fustini di cartone così resistenti che si adoperavano per completare il mobilio domestico in un riutilizzo accanito per cantieri di scaffalature, armadi, cassettiere, sedie e comodini.
Tutti rivestiti in tessuti diversi e decoupage floreali.

Il maggior lusso erano concedersene uno col velluto rosso destinato per la camera dei genitori o il salotto per gli ospiti.

Che io non capivo perché ci dovesse essere una stanza tutta riservata agli estranei, come gli ospiti, in una casa già così ristretta da corridoi e Dixan.

Io comunque ne volevo uno con la carta argentata e in quei deliri immaginavo di fare l’astronauta ma non molto lontano, all’incirca all’altezza del tetto. Giusto per avere una panoramica in cui tutti mi chiedevano se avessi visto il calzino arancione o Aramis dei tre re magi.

Perché non c’era verso di convincermi, a me non la faceva. Lo avevo capito che era la stessa persona.
Da piccola quando stavo bene nel male sognavo dunque di essere argentata e con un cielo vicino e sottile proprio come una cometa domestica che poteva lasciare anche una scia di disordine e particelle.

Solo un’ astronave di fustini Dixan e un Gesù fosforescente che mi dava ragione su Aramis.
Era evidente che le mie ambizioni sono sempre state un po’ effetto aquilone, attaccati in qualche modo alla terra, a un cielo sicuro. Forse alcuni la chiamano vigliaccheria.

A ben pensarci…
A ben pensarci tra i regali del Dixan c’erano pure gli aquiloni fragilissimi che facevano finta di volare ma non lo facevano.

Immagine tratta dal web

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