Acqua azzurra… e anche cara

DI FABIO BORLENGHI

 

 

“Acqua di monte, / acqua di fonte, / acqua piovana, / acqua sovrana, / acqua che odo, / acqua che lodo, / acqua che squilli, / acqua che brilli, / acqua che canti e piangi, / acqua che ridi e muggi. / Tu sei la vita / e sempre sempre fuggi.”

Così concludeva Gabriele D’Annunzio la sua poesia “Acqua”, non potendo immaginare a cosa, nel tempo, sarebbe potuto andare incontro il prezioso elemento: la sua quotazione in borsa!

Ebbene sì, l’orribile 2020 ci ha regalato anche questo. Culla di questa novità è la California dove il CME Group, società finanziaria statunitense, ha lanciato a fine anno il primo contratto future avendo come parametro di riferimento il Nasdaq Veles California Water Index. Cosicché l’acqua, per adesso solo in California, si ritrova ad avere un prezzo di mercato oscillante in base al rapporto domanda/offerta e a essere possibile oggetto d’investimenti e, ahimè, speculazioni.

Nella nostra società dei consumi alcuni importanti beni materiali, come oro e petrolio, a maggior ragione se nel tempo scarseggiano, prima o poi finiscono in mano alla finanza.

Curioso che i media, forse ingessati in modalità covid, non abbiano dato il giusto risalto a questa notizia.
A commento dell’iniziativa il CME Group ha sottolineato il fatto che questa operazione dovrebbe migliorare la gestione del rischio legato alla disponibilità futura dell’acqua, poiché si stima che entro il 2025 i due terzi della popolazione mondiale dovrà affrontare la scarsità di questo bene fondamentale.

Insomma l’agricoltore californiano avrebbe uno strumento in più di pianificazione dei propri costi d’irrigazione potendo ammortizzare le variazioni future del prezzo dell’acqua sul mercato.
Sarà proprio così?

La storia c’insegna che la finanza si muove in borsa quasi sempre in modo speculativo, spesso al limite della legalità se non al di fuori, e quasi mai con l’intento del bene comune.

La risposta dell’ONU a questa iniziativa non s’è fatta attendere. Pedro Arrojo-Agudo, Relatore Speciale dell’ONU sul diritto all’acqua, ha ricordato come l’acqua, bene essenziale per tutti gli esseri viventi e per la salute pubblica, sia un bene pubblico da mettere a disposizione di tutti, e come tale non possa essere trattato al pari di un qualsiasi altro articolo commerciale quotato in Borsa.

Ora gli speculatori potranno utilizzare questi futures per scommettere sul prezzo dell’acqua, alimentando potenzialmente bolle speculative sul bene più prezioso in natura per la vita umana, oggi in California, domani…nel mondo.

Cosicché una corsa dei prezzi dell’acqua potrebbe svantaggiare soprattutto le economie in via di sviluppo e i paesi poveri. L’acqua non è più un bene infinito, come un tempo poteva essere considerato, e non è più alla portata di tutti.

Di tutta l’acqua presente nel nostro pianeta, meno dell’1% è potabile e disponibile, per questo motivo la sua conservazione, come bene primario assoluto, rappresenta una priorità fondamentale per tutti noi e, come spesso accade, la politica, questa volta mondiale, non sembra all’altezza del problema.

Siamo all’inizio di un processo che la comunità internazionale deve assolutamente farsi carico di governare, per evitare che il prossimo bene essenziale che troveremo in borsa sia l’aria che respiriamo.

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