Alluvioni: ‘Saranno calamità sempre più frequenti’

DI CRISTIANO TASSINARI

“Questa burrasca è stata peggiore delle altre e forse non ce l’aspettavano cosi pericolosa”.

La tempesta Alex – che ha devastato nei giorni scorsi una parte del Piemonte (molto colpite la zona dell’Ossola, Val Sesia, Vercellese, Novarese e Biellese), della Liguria (in particolare l’entroterra di Imperia), delle Alpi Marittime e della Costa Azzurra (soprattutto il Nizzardo) – ha lasciato sul territorio tracce indelebili, nel corpo e nello spirito di chi vive in quelle zone e di chi quelle zone le conosce bene.

Purtroppo la “burrasca”, come la chiama Fulvio Romano, rischia di diventare una preoccupante abitudine.

“Effetto anticiclone africano. E del riscaldamento globale”

“E’ una situazione che ribolliva dall’estate, dopo una primavera e un giugno e luglio quasi normali, poi seguiti da un’impennata di calore ad agosto e a metà settembre.
Questi fenomeni, come in questo caso, sono provocati dall’incontro tra un ciclone (stavolta proveniente da Gran Bretagna e Francia) e l’acqua calda del mare, che ormai arrivava fino a 23-24 gradi. Un effetto della continua presenza sul nostro mare dell’anticiclone africano e del riscaldamento globale. E con l’acqua sempre più calda, eventi cosi catastrofici – prevedibili ma solo in parte – rischiano di ripetersi con una certa frequenza, molto più di prima”, spiega Fulvio Romano.

(f.r.)
Fulvio Romano e le sue amate montagne.(f.r.)

I “tempi di ritorno”

I “tempi di ritorno” di queste alluvioni in Piemonte, fino a qualche anno fa, erano più lunghi, quasi come un terremoto: almeno ogni secolo. Adesso, con il territorio coinvolto e sconvolto dall’ultima ondata di maltempo, i tempi si sono fatti sempre più ravvicinati.
Dopo le alluvioni del 4-6 novembre 1994 e del 21-25 novembre 2016, nella tragica memoria dei disastri rimarrà anche questo, del 2-3 ottobre 2020.
Dal mezzogiorno di venerdi 2 ottobre alle 3 del mattino di sabato 3 sono caduti circa 600 millimetri di pioggia, vale a dire 600 litri di pioggia per metro quadrato, una notevolissima ondata in pochissimo tempo. E in una zona, la Val Tanaro, che non è esattamente “indifesa”, grazie proprio alle opere realizzate in seguito a precedenti fenomenti atmosferici.
Eppure…

“Non c’è opera che tenga”

“Ma di fronte a eventi simili non c’è opera che tenga”, commenta Fulvio Romano.
“Pioggia battente e vento a 140km/h: a Limone Piemonte, una delle località più colpite, non si ricorda niente di simile a memoria d’uomo. E la burrasca ha avuto un epicentro precipitativo sul Colle di Tenda, causando disastri inauditi in Val Vermenagna e nelle valli francesi della Roya e Vésubie. Nonostante tutto, servirà un’ulteriore rafforzamento della difesa del territorio e le autorità locali saranno sicuramente in prima linea”.

“Una paradossale tela di Penelope”

Ma se le autorità hanno sempre fatto del loro meglio e questi eventi sono spesso imprevedibili nella loro potenza, cosa si può imputare, stavolta, all’uomo?
“Forse soltanto il fatto”, aggiunge Fulvio Romano, “di aver voluto ricostruire ogni volta quello che la natura ha abbattuto, come fosse una paradossale tela di Penelope”.

E, intanto, gli abitanti della zona, ancora sotto choc, guardano preoccupati il cielo di ottobre: dopo una breve tregua durante questa settimana, è prevista di nuovo pioggia per il fine settimana.
Saranno ancora giorni da cuore in gola.

DA EURONEWS ITALIANO

*Immagine tratta da Pixabay

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