CARO GENTILONI, 17 STATI PER IL SURE, NESSUNO PER IL MES: PERCHÉ?

DI STEFANO FASSINA

Caro Gentiloni, 17 Stati per il Sure, nessuno per il Mes. Sarebbe interessante se il Commissario Gentiloni potesse spiegarci perché 17 Stati dell’Ue attingono al Sure, il fondo per le politiche anti-disoccupazione, mentre nessuno ha chiesto o intende chiedere il Mes Sanitario. Se fossero entrambi prestiti senza convenzionalità non si spiegherebbe la regione di comportamenti opposti. È vero che, rispetto a noi, tanti Stati hanno minori risparmi in spesa per interessi sui Titoli di debito pubblico. Ma comunque hanno risparmi rispetto ai tassi di mercato. Infatti, ricorrono al Sure, per importi inferiori a quanto potrebbero ottenere dal Mes Sanitario, mentre evitano quest’ultimo. Forse perché il Mes sanitario è incardinato in un Trattato internazionale che esclude condizionalità all’accesso alla linea di credito per il Covid-19, ma continua a prevederle dopo l’accesso, a fronte di una analisi di solvibilità del debitore? Un debitore come l’Italia, zavorrato da un debito superiore al 160% del Pil, è oggettivamente un cliente rischioso per il Mes. In tale condizione, dopo l’accesso al Mes sanitario, l’Italia vede ulteriormente ridursi la propria forza negoziale per evitare un programma di aggiustamento macroeconomico e strutturale e per riscrivere le regole di finanza pubblica dell’eurozona. La svolta per la salvezza dell’eurozona e dell’Italia passa per Francoforte. La Bce dovrebbe allinearsi alla Fed: rompere il tabù del 2% di inflazione e dare priorità alla massima occupazione. I governi progressisti dovrebbero impegnarsi su tale fronte, invece di puntare a rendere ancora più stringente il vincolo esterno all’autonomia politica della Repubblica.

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