Cartelle esattoriali, tanto rumore per nulla

di Salvatore Salerno

Se si va a vedere senza pregiudizio o posizioni ideologiche, non è accaduto nulla, né rottamazione né condono. Solo un fatto tecnico che si è tradotto in due regali. Il primo alle amministrazioni che non incassano da 11 anni o più e non avrebbero mai potuto incassare, il secondo alla propaganda della Lega e di Forza Italia e per quella propaganda contraria.
Per tutta la settimana non si è parlato che di questo, cioè del nulla effettivo, su meno di un miliardo di tasse non pagate entro il 2010 rispetto a più di 100 volte tanto e ogni anno dei grandi evasori, delle multinazionali del web e delle sedi fiscali all’estero di aziende italiane che conservano però la proprietà dei grandi giornali e tv in Italia.

Non sappiamo nulla di decine di milioni di cartelle antecedenti il 2010 e che si riferiscono (per oltre il 90% sembra già accertato) a poveri cristi che probabilmente non hanno potuto pagare, sono falliti o sono deceduti. Nessuno ha dimostrato che ci siano furbetti, ricchi che non avrebbero pagato somme importanti che, per loro, ci vorrebbero far credere siano queste miserie (fino a 5000 euro, cioè fino alla metà effettiva detratti aggio, interessi e sanzioni, cioè un massimo di 2500 euro o anche 100 o 300 euro in origine). Si può rottamare qualcosa che è già rottamato per intervenuta prescrizione e che qualsiasi avvocato comunque contesterebbe? Si può condonare una multa mai pervenuta o notificata dopo più di dieci anni? Naturalmente no.
E allora, perché sul decreto sostegno tanti titoloni ma solo su questo punto insignificante?
Poi bisogna anche vedere come mai, in un decreto sostegni per la pandemia, lo Stato si occupa del 2010 e non del 2021 e anni seguenti. Nessun rapporto, questo delle cartelle esattoriali, con lo scostamento di bilancio di 32 miliardi di euro ottenuto da Conte e in gran parte già delineato, eppure si ritarda per settimane e in ultimo anche un consiglio dei Ministri e il varo definitivo di un decreto urgente, per cosa? Le cartelle esattoriali, cioè lo schemino di una propaganda della destra, che difenderebbe gli evasori e che si esalta pur non avendo ottenuto nulla, e della sinistra, che difenderebbe il principio delle tasse che vengano pagate sempre e comunque.
La spiegazione di questo arcano della centralità di un argomento strano relativo ad un provvedimento di marzo 2021 è probabilmente da ricercarsi invece solo seguendo il solito schema sui due elettorati di riferimento, che sarebbero prevalentemente divisi negli interessi presunti, l’una delle partite IVA e degli autonomi e l’altra dei pensionati e stipendi fissi.
Una riforma del fisco organica e condivisa è meno urgente e indifferibile.
Considerare una ragionevole posizione di mezzo, che constata semplicemente la realtà e che cioè un Paese è in sofferenza sia per chi fa da sé, che per quel ceto medio ormai non più privilegiato degli stipendi sicuri e pensioni, entrambi fermi da più di dieci anni e in discesa sul costo della vita, che all’interno di ciascun mondo (anche e soprattutto fra gli autonomi che mettono insieme ricchi e poveri) ci possono essere gli stessi problemi, se non propri e personali, che si mischiano nei due grandi gruppi e nelle rispettive famiglie, diventa poco fruibile dalla propaganda e dal populismo che ognuno vorrebbe contestare, però praticandolo, una malattia contagiosa più estesa di quanto si pensi.
Ecco perché non c’è stata nessuna rottamazione e e nessun condono, nei fatti. Ma si parla di questo e se ne parlerà ancora. La pandemia, vaccinazioni, ristori o sostegni, lavoro, misure sanitarie adeguate, l’indicazione di una prospettiva di ripresa, cioè l’oggetto dei 32 miliardi, di quegli altri 100 già spesi, di quelli che si dovranno spendere ancora e i fondi europei, l’urgenza vera passa in secondo piano. Su questi soldi che interessano tutti e sono tanti, bisogna lasciare fare al manovratore, non è il caso di parlarne. Ogni volta c’è un distrattore. Non è un Paese normale.

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