Caspar David Friedrich, Hügel mit Bruchacker bei Dresden

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Il tedesco Caspar David Friedrich appare come il pittore romantico per eccellenza, legato in tutto e per tutto al movimento rivoluzionario che pervade l’Europa e diretto a raffigurare l’uomo per ciò che realmente rappresenta al cospetto della Natura, con la consapevolezza dell’enigmaticità e l’impotenza davanti all’assoluto, assimilando quel concetto di sublime tanto caro al filosofo Immanuel Kant.

Colui il quale – nelle parole dello storico dell’arte Stefano Zuffi – ha saputo trasferire sulla tela i concetti di Idealismo e Romanticismo tedesco, appropriandosi di quel sentimento in grado di determinare eccelsi risultati in arte e letteratura europee.

L’autore non esita ad indugiare nelle manifestazioni più estreme della natura, talvolta ai limiti della violenza, mostrando un individuo coinvolto da tali fenomeni e conscio dei propri limiti, per quanto mai sconfitto, ma piuttosto partecipe, dato che l’individuo proposto, e ciò si evince dalle stesse postura e dimensioni del protagonista della sua opera più conosciuta – Viandante sul mare di nebbia – si erge fiero sullo scoglio presso cui appare arroccato, anche se più che uno scoglio, ad onor del vero, pare trattarsi di uno sperone roccioso tipico di un paesaggio montano, e ciò giustificherebbe lo stesso titolo del quadro, il quale fa esplicito riferimento alla nebbia, condizione climatica consueta di determinate zone della Germania, specie al mattino presto.

La scelta, inoltre, di raffigurarlo di spalle, ricorda un effetto steadycam, amplificando la sensazione di condivisione immediatamente percepibile attraverso l’immagine, mentre la nebbia dominante l’orizzonte non nasconde la possibile ipotesi di un futuro incerto, ma nemmeno ne tarpa le ali in previsione di eventualità quand’anche infauste.

Un effetto evidentemente gradito all’artista, la cui produzione spazia abbastanza clamorosamente anche verso altri lidi – il paesaggio proposto ne rappresenta un discreto esempio – in cui mantiene la medesima prospettiva, pur togliendone il protagonista principale e sostituendo quest’ultimo direttamente con lo spettatore.

Caspar David Friedrich ci pone al cospetto di un paesaggio moderno al limite del naïf, che rievoca quelli che, negli anni successivi, diventeranno identificativi di una specifica tipologia di arte tipica dei paesi slavi, non a caso sottolineata anche in alcuni film, in cui il naïf jugoslavo si eleva a sofisticato complemento d’arredo distintivo di una certa progressione aziendale e sociale.

L’idea di fondo di una semplice ingenuità, tuttavia contraddistinta da una ben percepibile schiettezza, ben si adatta ad un’immagine nitida e precisa, solo in parte sfumata e adattata all’impressione di una luce mattinale e mattiniera.

Ipotetico prologo di The marsh di Anton Mauve, un dipinto realizzato intorno al 1885, oggi custodito presso il Rijksmuseum di Amsterdam, in linea col temperamento del pittore realista olandese, il quale tende a raffigurare paesaggi aspri ed inquieti, mancante, tuttavia, di uno dei suoi elementi favoriti: la componente domestica degli animali, tanto presenti nei suoi contesti da risultare sovente richiesti anche dai suoi numerosi committenti, ed a sua volta probabile ispiratore di Campo di grano con corvi, di Van Gogh, del 1890, che nonostante i differenti colori, non manca di esternare, parimenti, cupezza e drammaticità.

Mauve, imparentato con Van Gogh in quanto marito della cugina, esercitò su di lui una certa influenza, quindi non è escluso che il quadro sia ispirato a The marsh; come è noto, lo stesso Campo di grano con corvi, esposto presso il Van Gogh Museum, di Amsterdam, ultima opera dell’autore, è rinomato per l’indiscussa drammaticità, poiché elaborato nel momento, estremamente critico, in cui Van Gogh, preda di una forte nevrosi, tentò di seppellire, senza successo, le proprie ansie dipingendo freneticamente.

Sentimento evincibile dai cromatismi intensi e decisi, a tratti agitati ed esasperati. Inconsueto, nella propria discordanza, fino ad un risultato stravolto, che comunque finisce per apparire come un’evoluzione dell’embrionale The marsh.

Caspar David Friedrich propone il delineato prequel di un futuro in potenza, sereno ma non troppo, sotteso di una quieta malinconia in attesa di essere svelata, ombra su quella città di Dresda, appena accennata, che subirà la pressoché totale distruzione durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, il tutto raccontato dallo scrittore Kurt Vonnegut nel romanzo Mattatoio n. 5, scampato personalmente a quell’orrore…

Caspar David Friedrich (1774-1840), Hügel mit Bruchacker bei Dresden, 1824/25, olio su tela, 22.2×30.4 cm., Hamburg – Hamburger Kunsthalle
Immagine: web

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