Chi ha paura del tempo libero?

DI FANTINO MINCONE

Chi ha paura del tempo libero? Ha paura del tempo libero chi non ha più ideali o progetti per il futuro, chi è proiettato nel passato e ha i sogni spenti o vive solo di rimpianti.

Teme il tempo libero chi va in pensione e non sa fare altro lavoro… e se ne sta con le mani in mano ad aspettare la sera! Chi teme la vecchiaia per gli anni ammassati ad ogni anniversario e non festeggia mai il suo compleanno.

Si sa che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e il tempo è tiranno! Alla fine, la stanchezza sovrasta la volontà… ma anche se da alcuni anni sono in pensione, non sto in ozio, anzi, non arrivo a fare tutto ciò che vorrei o dovrei fare come nonno.

Come si suol dire: continuo a tirare la “carretta”, aiuto i figli, do una mano nel giardino o negli spostamenti in auto, e mi rendo utile con lavoretti per la casa!
Io non ho paura del tempo libero, anche perché ne ho poco.

Il cammino della vita non sempre è pianeggiante, ed io sono stanco ma deciso ad andare avanti!
Come dice una canzone: “sono ancora sulla strada”, ma… ora dovrei vincere alcune paure!
Sulla strada che costeggia il mare degli anni, ho paura di perdermi e ho paura di fermarmi…

Ho paura della sofferenza e della malattia… ho paura dello specchio e ho paura di me stesso,
ho paura della verità, ho paura dei troppi dubbi e ho paura di non avere nulla da fare!
Ho paura di aggrapparmi ai sogni, ho paura del futuro e ho paura dell’apatia affettiva.
Ho paura dei passi falsi, ho paura dei passi all’indietro e ho paura della malinconia…

Ho paura dell’abbandono e della solitudine; ho paura di arrivare con l’anima nuda al traguardo.
Ho paura del buio, del freddo e ho paura dell’autunno della vita.
Non ho paura di questa situazione di pensionato.

C’è chi si lamenta del troppo tempo libero… ma io sono contento: nei ritagli di tempo posso dedicarmi alla lettura e spesso metto in moto la fabbrica delle idee… e mi diletto a scrivere poesie.
Alla mia età mi piace una certa dose di serietà e vorrei poter riflettere, ma non di fronte ad uno specchio.

I filosofi e gli scienziati dicono che il tempo non esiste, ma tutti questi anni che mi sono franati addosso, mi danno da pensare!
Il tempo non è come un vestito di sartoria, cucito addosso su misura, preciso e impeccabile.
Il tempo, questo “nostro”, è il tempo del mordi e fuggi, il tempo del mangia e bevi tutto d’un fiato.

Il tempo oggi viene cronometrato in millesimi di secondo, non solo nello sport, da non sciupare mai.
Il tempo della comunicazione globale è diventato il tempo di altissima incomunicabilità.
Il tempo meteorologico è impazzito e il tempo dei ricordi non è sempre lieto…
Meglio sorvolare e non perdere altro tempo.

Mi servirebbe un metronomo per scandire il tempo di questa ballata delle ore perse o per regolare la musica di questa vita che corre troppo in fretta, in questo tempo di stagioni stonate e di ambizioni dettati solo dalla frivolezza…
Ecco, allora, una domanda esistenziale: il tempo libero crea solitudine?

Penso proprio di no. Il tempo libero invece crea occasioni di socializzazione, mentre, a volte, tuffarsi nel passato con nostalgia, può acuire il senso di solitudine. La vera vita è nell’attimo presente.
Io che da tempo ho abbandonato il pessimismo per cavalcare l’onda di un ottimismo (forse fuori moda) e vivere giorni di luce, ho imparato che, nel fare memoria, se si scava troppo a fondo, si rischia di inciampare in ricordi-sassi che fanno male…

Non sempre togliere la polvere dai ricordi ridona lucentezza alla vita presente! Meglio lottare, per vivere bene il presente, senza arrendersi mai!. Oggi mi ritrovo spesso in un lago di acque agitate e fare self in un mare tempestoso o a cavalcare onde giganti, remando contro vento.

Il tempo poi è molto variabile: non sempre brilla il sole come in estate… ma nelle ore buie della vita, apprezzo anche la fievole luce di una candela: la scopro semplice e romantica. È la fiaccola della speranza, che illumina gli inverni bui e non si spegne mai!

Ma anche un giorno solare di agosto può diventare un momento triste, per chi si sente abbandonato o per un anziano prigioniero in casa, in città desolate e cupe. La solitudine assoluta è come un tarlo che, in mancanza di legno, morde sé stessa… e non sempre il silenzio soffoca la voce del tarlo, ma quegli scricchiolii che persistono nella testa e che fanno perdere il sonno, sono essi che danno la sveglia e fanno superare quell’aura di solitudine, per vincere la paura di una notte infinita… e tornare a volare!

Purtroppo la solitudine può portare alla depressione, che diventa un inferno senza ritorno.
Tra me e me tanti dialoghi mentali ora in opposizione tra loro. Mi sento sdoppiato e sempre esposto a dialettiche avulse dalla realtà per raggiungere una relativa verità che non serve a nessuno.
Ecco perché ho paura di continuare a scrivere.

Lo psicologo dice che basta affrontare la paura con strumenti giusti, purché non si usi un pesante martello pneumatico per abbattere un muro di cartone!

Immagine tratta da Pixabay

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