Chiudere le scuole in Italia non deve essere un tabù

DI SALVATORE SALERNO

Cresce la paura, si cominci a valutare la chiusura delle scuole.

Chiudere le scuole in Italia non deve essere un tabù vista la crescita esponenziale della pandemia. Nè la chiusura deve essere ulteriore materia divisiva del governo sulla base delle affermazioni di una sola Ministra, nota più per la sua esposizione mediatica che per quello che serve veramente per la scuola pubblica italiana per il covid e oltre il covid.

Non può essere paragonabile alle scelte di altri Paesi europei che hanno un sistema intorno alla scuola più efficiente per trasporti, sanità territoriale, organici, edifici, spazi. Non può essere paragonabile la nostra situazione dei conti e crescita PIL rispetto alla solidità economica che probabilmente hanno altri Paesi europei. Per questo la Francia o la Germania non chiudono ancora le scuole, anche se lo hanno fatto a spezzoni e per vari tentativi, possono permetterselo, tutelare entrambe le maggiori esigenze di mobilità, lavoro e scuola.

È evidente che la responsabilità e la competenze sull’eventuale lockdown non sia di pertinenza della Ministra dell’ Istruzione, tuttavia  occorre dire basta alla retorica delle scuole sicure non suffragata da nessun dato scientifico mancando il relativo tracciamento.  Retorica che ogni giorno viene puntualmente smentita dalla situazione fattuale di decine e decine di Comuni che chiudono le scuole e qualche Regione.

C’è poi di fondo anche un fastidioso conflitto istituzionale di supponenza di un solo Ministero che pretende di dettare la linea su di una questione prettamente sanitaria che riguarda anche la scuola. Ma più tutto il resto, chi entra e chi esce dagli edifici scolastici, dove e quando avviene il contagio e la trasmissione moltiplicatrice nelle famiglie e nella società, il significato più generale nel sistema Paese, gli interventi non fatti o scelte su quelli da fare subito e in prospettiva considerando se ci sono o non ci sono soldi e tempi, il fattore tempo che in una pandemia conta più di qualsiasi altra cosa con il raddoppio quotidiano dei contagi.

Finiamola, infine, con l’altra grande ipocrisia di questo 2020, la scuola al primo posto, serve a costruire il futuro dei nostri ragazzi, la loro educazione, la loro preparazione, si compromette il futuro luminoso del Paese. Per qualche settimana di chiusura della scuola si prospetta questa apocalisse?

Come mai nessuno si è accorto prima della centralità della scuola, dei tagli degli organici, degli stipendi bassi dei docenti, dei precari maltrattati, degli edifici vecchi, delle classi pollaio etc.? Perché molti di quelli che fanno di questi proclami estemporanei non dicono che interessa una scuola che non tiene i figli a casa, alcuni a ragione perché lavorano entrambi i genitori, che faccia da baby sitter, altro che formazione ed educazione. Il cane che si morde la coda, la scuola e la salute che non deve stare dietro all’economia ma poi nei fatti ci stanno entrambe mascherando ogni motivazione secondo quello che realmente fa comodo ma può nuocere gravemente alla salute, quella che viene prima di tutto.

Si chiuda la scuola se si deve chiudere, per 15 giorni, a meno che non si preferisca chiudere tutto e riaprire, anche la scuola, chissà quando.

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