Colonne sonore, “Whale rider” di Lisa Gerrard

DI OSCAR PIAGGERELLA

 

Senza perdersi in sterili dissertazioni sulle colonne sonore, possiamo dire fin da subito che ci sono due tipi di colonne sonore: soundtracks strettamente vincolate all’immagine del film di cui siamo spettatori e altre che brillano invece di una “luce propria” trasformandosi così in disco vero e proprio.

Ovviamente, questa mia precisazione, non implica un giudizio su ciò che si ascolta, su ciò che è valido o meno. Tanti sono i pregevolissimi compositori di colonne sonore a partire da nostri grandi Ennio Morricone e Nino Rota, sino all’americano Mark Isham o al tedesco Hans Zimmer. Il campo è vasto e l’elenco sarebbe interminabile visto che l’industria cinematografica è stata, ed è, uno dei più grandi business della nostra epoca.

Il grosso pubblico è venuto a conoscenza del nome di Lisa Gerrard grazie alle musiche del film di Ridley Scott “Il Gladiatore” composte dall’ex Dead Can Dance insieme, appunto, ad Hans Zimmer. Alcuni secondi del brano di chiusura della soundtrack, Now We Are Free venne poi “abusato” anche per una nota pubblicità televisiva. Ma c’è una colonna sonora esclusivamente composta dalla Gerrard passata inosservata, o quasi, alla critica musicale ed al grosso pubblico: Whale rider, dall’omonimo film di Niki Caro del 2002, pubblicata dall’etichetta inglese 4AD nel 2003 in una splendida edizione cd in digipack.

Non starò certo qui a descrivervi il film ma vorrei “raccontarvi” il disco anche se è d’obbligo, per una maggiore comprensione di ciò che è in oggetto, accennare la trama. E’ la leggenda di Paikea che nella mitologia Maori della Nuova Zelanda è il primo guerriero giunto su quest’isola sul dorso di una balena.

L’antenato che darà vita al popolo di Whangara. Si dice anche che nei secoli successivi molti capi tribù discendessero da lui. Nella cultura Maori si pensa, ancora oggi, che il primogenito di un capo sia discendente da Paikea. Di conseguenza la balena è lo spirito guardiano che veglia su questo popolo del mare.


Il disco si apre con il rumore di una balena che emerge dagli abissi (Paikea Legend) per poi lasciare spazio ad un suono elettronico, alla voce solenne della Gerald ed alla voce di una ragazza Maori che accenna la leggenda verso cui lo spettatore del film va incontro.
Nel suono elettronico di Journey Away si inseriscono i tamburi Maori. In molti dei quindici brani che compongono il compact disc, troveremo questa fusione tra elettronica, acustica e suggestioni folk di questo popolo.

Splendido l’arpeggio di chitarra acustica in Bikimg Home che apre ai tamburi e agli ancestrali vocalismi della ex Dead Can Dance. Il sogno si dipana definitivamente e ci accompagnerà per tutto il disco. In Ancestors un pianoforte delicatissimo si inserisce su archi elettronici. La vastità del mare oceano viene descritta in Suitcase, brano lungo poco più di un minuto come il seguente Pai Calls The Whales. E ancora: si avvertono chiaramente i grandi spazi oceanici in Disappointed, torna il delicatissimo pianoforte su tappeti di archi elettronici.

Le reminescenze del precedente album Immortal Memory della Gerrard si ampliano qui in They Game To Die. Il pianoforte di Phil Pomeroy sviluppa il tema del film:Pai Theme.
L’apoteosi della leggenda mitologica dei Maori la troviamo nel brano finale del disco Go Forward. Una danza allegra dove Lisa Gerrard partecipa cantando, insieme alla gente di Ngati Konohi di Whangar,, già presenti peraltro, nella realizzazione del disco anche in Waka In The Sky. Ritmi sacrali e canti tipici ci portano in questa atmosfera distante dalla nostra cultura.

Un rituale di saluto di fronte alla spiaggia, alla balena che sta per tornare negli abissi, da dove lancerà un canto che lascia l’ascoltatore incantato. Questo brano, splendidamente risolto musicalmente, descrive le scene filmiche di quando tutta la tribù si riunisce per celebrare la nascita di un nuovo leader, trascinando in mare una barca per il suo viaggio che sancirà l’investitura a capo tribù.
Chi ha visto, o vedrà il film di Niki Caro, rimarrà colpito dalla tanta bellezza di immagini girate nei luoghi, e dei costumi di questa antichissima cultura.

Non voglio aggiungere altro sulla pellicola per incitarvi a vederla e di conseguenza, volutamente, non cito neanche i nomi degli interpreti. Il film venne premiato al Festival Film di Toronto e al 2003 Sundance Film Festival (World Cinema Audience Award)
Tornando invece sulla colonna sonora, Lisa Gerrard incontrò Nick Caro il giorno stesso che ricevette una e-mail dal regista contenente la sceneggiatura del film.

Lei la lesse e rimase colpita fin dalla prima pagina dalla magia data dalla sensibilità di una storia così profonda. La difficile relazione tra Pai (la giovane interprete) e il nonno, l’eterna dualità (concetto molto caro e trattato più volte nella sua lunga discografia dalla Gerrard che anni prima incise anche un album dal titolo Duality) tra tradizione e modernismo.

L’autrice ritiene questo suo lavoro discografico e l’esperienza “sono-visiva”, tra le più intime della sua carriera artistica, in quanto per lei, la vera magia sta nella nostra consapevolezza di tutti i giorni, nonostante o proprio perché, noi viviamo oggi in un mondo fatto di fragili complessità.

Il regista, secondo Lisa Gerrard, è riuscito a descrivere poeticamente questa storia meravigliosa.
Mi è capitato più volte di vedere Lisa Gerrard in concerto e avere la fortuna di poterla ammirare e ascoltare ad una distanza estremamente ravvicinata. Qualche volta ha anche cantato alcuni dei brani che compongono la colonna sonora di Whale rider e posso garantire che ogni suo brano trasudava di poesia e di ancestrale magia.

a cura del Feelin’ Blue

Copertina disco, immagine tratta dal web

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