Juan Gris, Ritratto di Picasso

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Lo spagnolo Juan Gris si trasferisce in Francia, a Parigi, nel 1906, e qui incontra colui che muterà il corso della sua arte: Pablo Picasso.

Un percorso evolutivo incentrato su osservazione e rielaborazione, dato che Gris, inizialmente, è praticamente il vicino di casa del genio iberico – alloggiano entrambi in Rue Ravignan – e sarà proprio tale attiguità a determinare l’interesse per un movimento che indubbiamente lo colpisce, ma che egli è lungi dall’imitare, volgendo la propria attenzione direttamente agli esordi di Cézanne e ripercorrendone l’itinerario artistico secondo l’analisi di uno stile introiettato e modificato.

Probabilmente possiede un peso anche la comune origine latina dei due autori, delineante una comprensibile, ragionevole affinità, per quanto Gris, come evidenziato da Piero Adorno, si porrà in modo differente rispetto a Picasso, manifestando un atteggiamento lirico, piuttosto che istintivo, e concentrandosi su di un punto di partenza prettamente diverso: Gris non parte dalla realtà per capire la forma, al contrario sceglie una forma ideale per studiarne la purezza e convergere sulla realtà.

Non trova casualmente, non improvvisa: ogni realizzazione è il risultato di ponderati riferimenti emergenti da una totale assenza di casualità, prodotto di una rigorosa progettazione architettonica in grado di prendere forma entro un rigore geometrico.

Qualcosa che potrebbe apparire troppo razionale, indirizzato ad esprimere quasi una molesta freddezza, invece foriero di una ferrea logica assolutamente non estranea alla più onesta bellezza.

Renato Barilli paragona Kazimir Malevič a Juan Gris, affermando come il primo certamente avesse conoscenza delle opere di Georges Braque e Pablo Picasso, tuttavia caratterizzato da quel comune istinto in grado di accostarlo a Gris, secondo la capacità ad afferrare solidamente le tessere di un ipotetico puzzle per poi renderle entro una consistenza totale.

Una dimensione poetica che verrà definita cartesiana, relativa ad una evidente chiarezza, quest’ultima imprescindibile chiave di lettura per leggerne le raffigurazioni, valutandone l’intersecazione delle linee ruotate e condotte attraverso una ristrutturazione spaziale e volumetrica dinamicamente riadattata.

La deduzione come intuizione fondamentale, per partire da schemi formali e ottenere un condizionamento concreto in contrasto con ciò che potrebbe derivare da una mera scomposizione oggettiva, diretta a rimodulare le immagini secondo un effetto simile al trompe-l’oeil, in cui l’immagine di soggetti e oggetti ritratti perdura nella propria riconoscibilità, pur sottoposta ad una irrinunciabile deviazione dislocata e ricollocata.

La bottiglia di Anis del Mono, il pacchetto di caffè: oggetti mutuati dalla quotidianità nell’originale ottica di un artista in grado di tentare l’audace combinazione tra realtà e rappresentazione, corredando il contesto con elementi intrinseci ad una doverosa autenticità, anche quando contaminati da una subdola illusorietà.

Temi, all’epoca, tutt’altro che insoliti e celebrati da numerosi artisti, da Braque a Picasso:
Il distillato di anice in questione, l’Anis del mono per l’appunto, a fine Ottocento assurge a vero e proprio fenomeno culturale, e la scimmietta simbolo effigiata sull’etichetta, riprende la mascotte di fabbrica derivante da un animale realmente ricevuto in dono da uno dei soci proprietari della fabbrica, Vicente Bosch; l’immagine, ‘corretta’ con il volto di Darwin, all’epoca molto popolare grazie a L’origine delle specie, è né più né meno un lampante esempio di marketing ante litteram.

Ma Juan Gris non è solo questo, e non rinuncia a cimentarsi in veste di ritrattista, tra Modigliani e Picasso, secondo le frequentazioni dell’epoca, ed è proprio nell’amico Pablo, e nella sua geometrica raffigurazione, che l’artista spagnolo convoglia la tagliente visione di una prospettiva astratta, tuttavia non priva di rilevante espressività.

Gris riesce nel singolare intento di scorciare e sezionare il ritratto tramite una serie di affilate, nitide linee, il cui rimarcare i bordi, anziché soccombere alla resa di una inficiante distorsione, compone e ne costruisce l’innovativa percezione mentalmente analizzata.

L’immagine di Picasso, elegantemente abbigliato, con tavolozza d’ordinanza, beneficia di una gamma di cromatismi tendenzialmente uniformi, le cui sensibili varianti delineano atteggiamenti mostrando personalismi.
Pare che Picasso non amasse particolarmente il quadro in questione, e nemmeno il suo autore.

Anzi, estremamente critico verso Gris, reo di aver evidenziato alcuni dettagli politici evincibili dal quadro, ed in tal modo definitivamente consegnati alla storia tramite l’arte, si racconta – secondo quanto riportato nella celebre biografia di Picasso scritta da Gertrude Stein – come, potendo, avrebbe desiderato cancellarlo dal pianeta.
Il dipinto…e non solo quello

Juan Gris (1887-1927), Ritratto di Picasso, 1912, olio su tela, 93.3×74.4 cm., Art Institute of Chicago
Immagine: web

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