‘Come il vento tra i mandorli’ romanzo di disperazione e speranza di Michelle Cohen Corasanti

di Rita Cutugno

Autore: Michelle Cohen Corasanti
Titolo: “Come il vento tra i mandorli”
Editore: Feltrinelli
Palestina, a metà degli anni cinquanta. Il conflitto tra arabi e israeliani è in pieno svolgimento e Ichmad, un palestinese di dodici anni, scopre la violenza e conosce la paura. È costretto a crescere in fretta Ichmad, quando i soldati israeliani costringono la sua famiglia ad abbandonare la loro casa e a trasferirsi in un tugurio malsano con intorno un piccolissimo fazzoletto di terra, sul quale c’è un mandorlo che sarà, per loro, fonte di sostentamento e di conforto.

Per un errore di Ichmad, il padre viene arrestato con l’accusa di terrorismo e, per proteggere il figlio, non si difende e accetta il carcere e le violenze e torture che gli vengono inflitte. Ichmad perde tutto quello che può perdere un essere umano: l’agiatezza, la possibilità di studiare, due sorelline che vengono uccise, un fratello che si abbandona alla vendetta, il padre che viene condannato ed è innocente…
Il ragazzo nutre una grande ammirazione per Einstein e ha un immenso talento per la matematica e la fisica, ma deve andare a lavorare per mantenere la famiglia. Sarà sfruttato e maltrattato, ma sopporterà dolore e fatica perché consapevole di avere sulle spalle il peso della famiglia. Abbandona la scuola, ma il suo insegnante intuisce il genio nascosto in un quel ragazzo stanco e affaticato e si offre di dargli lezioni serali di matematica, convincendolo a partecipare a una selezione per una borsa di studio per l’università. Ichmad la vince e parte, contro il parere della madre, ma con il sostegno incondizionato che il padre, dal carcere, continua a dargli. Il suo talento non passa inosservato e, nonostante non poche difficoltà a causa del fatto che è arabo in una Università di ebrei, il ragazzo riesce a vincere diversi premi e borse di studio. Il fratello Abbas segue un percorso diverso e sarà sempre in contrasto con le sue scelte. Ichmad, ormai adulto, riesce a emigrare negli Stati Uniti nonostante l’opposizione della famiglia.
Nel racconto, da una parte vediamo Ichmad e suo padre Baba, che pensano che i problemi religiosi e razziali possano essere risolti con il dialogo e l’istruzione, dall’altra ci sono Abbas e sua madre, che pensando che i problemi debbano essere risolti con la guerra, la violenza e le vendette. Ichmad dimostra loro che si può aprire un dialogo con gli ebrei. Il professore che Ichmad incontra all’Università è un ebreo, e all’inizio lo detesta, ma col tempo si rende conto che il giovane ha veramente un talento fuori dal comune.
Il romanzo abbraccia un lasso di tempo di circa cinquant’anni, dal 1955 fino al 2009.
L’Autrice racconta con realismo la storia di questo piccolo Stato affacciato sul Mediterraneo.
La convivenza e la pace saranno possibili solo quando gli uomini coltiveranno pensieri come quelli di Ichmad e suo padre. Quando Ichmad, dopo molti anni vissuti in America, ritorna a casa, si rende conto che la situazione non è per cambiata, anzi, è peggiorata. Fa un viaggio a Gaza, dove incontra il fratello Abbas e vede le condizioni in cui vive e l’odio che ancora nutre.
I personaggi del romanzo rappresentano ognuno sentimenti diversi: Baba, la ragione; Mama, l’istinto e la tradizione; Abbas, l’odio; Nora, l’amore; Khaled, la disperazione; Ichman, la speranza.
Il mandorlo è il fiore della speranza, che resiste all’inverno e annuncia la primavera. Questo romanzo cambia un po’ quello che è il punto di vista scolastico sugli ebrei, mettendo in luce che il loro governo ha compiuto delle attività non proprio “sante” come la terra cui il popolo aspirava.
È un bel libro, anche se per certi versi doloroso, che si legge in modo scorrevole perché scritto con uno stile semplice, ma efficace. Non è riuscito a “prendermi” quanto e come avrei voluto, forse perché alcune situazioni mi sono sembrate inverosimili, ma l’ho letto molto volentieri e lo consiglio.

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