Dedicato a una persona speciale

DI FLORA CROSARA

È accaduto all’ inizio dello scorso mese di agosto. Un fatto doloroso che ho vissuto con sgomento e angoscia. Un sentimento di sicuro molto intimo ma così bello che – a mio parere – vale la pena condividerlo con i lettori di queste pagine.
La morte è parte della vita ma resta comunque un mistero che, in un qualche modo, esige spiegazione. Per sopravvivere, per rielaborare la perdita, per trovare una ragione al non senso del lutto. I pensieri che seguono sono mie riflessioni, dedicate ad una persona a me molto cara: il giovane Maestro di mio nipote.
Una persona che alla Scuola e ai ragazzi ha lasciato moltissimo. Un Insegnante con la I, maiuscola. Un giovane uomo che porteremo sempre nel cuore. E mi piace ricordarlo e onorarlo così. Nel mese di agosto ho scritto questa pagina, la dedico a lui ma anche a noi, per riflettere sui doni che la vita ci offre, sulla bellezza e sulla precarietà che porta in sé.

Ci sono notizie che arrivano colpendoci come un fulmine. Quando la cosa riguarda una persona alla quale si è voluto bene, sono sferzate. Si può reagire in molti modi. Io in genere, nel cuore, accendo la speranza: che la malattia o l’incidente non siano gravi, che vi sia un margine di reazione, in fondo la persona è robusta, ci sarà pure una possibilità di uscita verso il superamento, verso la guarigione… Allora prego, invoco protezione, lotto insieme allo sfortunato anche se si trova a distanza, perché la grazia avvenga e torni la normalità. Poi, trascorse le ore, se arriva la notizia del peggio in me subentra la prostrazione. La mente è assalita da mille domande e se la risposta stenta ad arrivare scelgo di affidarmi a ciò che mi ha insegnato il mio maestro di Reiki. E, quasi sempre, ritrovo la pace interiore, qualunque sia l’età della persona colpita, anziana o giovane.
La notizia di ieri però è stata un colpo al cuore. Era troppo, davvero troppo pesante da sopportare. Il Maestro Alessandro ci ha lasciati. Così, in poche ore: lui, nel fiore degli anni. Lo abbiamo salutato in una video lezione a fine anno e nulla faceva supporre che un maledetto e inaspettato mostro potesse arrivare a devastargli il cervello. Subito ho stentato a credere che fosse tutto finito, che non ci fosse più nulla da fare. Ho pensato alla sua famiglia orfana di una presenza importante, Poi ho ragionato sulla morte e l’ho vista come una nemica deturpante contro la quale siamo impotenti. Una malefica ladra di affetti. Una morte così, a 43 anni, non ha risposte ai perché. Se n’è andato in questa estate assolata, mentre molti di noi sono già in vacanza. Inspiegabile. Questa volta le risposte non mi sono arrivate, forse ho bisogno di più tempo. Il dolore è forte.
Alessandro non era parte della mia famiglia eppure la mia reazione interiore è stata esattamente come se mi fosse mancato un parente. Non era mio parente di sangue ma, nel tempo, era diventato un po’ parte di noi, perché quando si vive per cinque anni, ogni giorno crescendo insieme, è facile diventare amici, quasi affini. Se uno è alunno e l’altro è maestro, questo è inevitabile. E Ale era di più di un Maestro: lo era con il cuore, per l’affetto che lo legava ai suoi ragazzi.
Non avrei potuto avere una reazione diversa. Con il Maestro Alessandro mi sono confrontata più e più volte su come poter essere guida per mio nipote. Rivedo il suo pollice alzato e il suo sorriso all’ uscita di scuola, a darmi l’ok per come era andata la giornata scolastica. Questo gesto si era fatto sempre più frequente, specie nell’ ultimo anno. Ce l’ho ancora stampato negli occhi e lo conserverò, dentro di me. Era una conquista per il ragazzino, ma anche per il Maestro. Ugualmente sarà per quel suo sguardo alzato al cielo, mentre scuoteva il capo, nelle giornate NO: erano il segnale che sarebbero serviti nuovi correttivi nel percorso educativo, richieste naturali di un bambino in progresso. I “Dai Flora, che ce la faremo tutti insieme!” erano il segno della positività che regnava nel suo cuore generoso, quello di un insegnante che non si arrende e che sa che ogni bambino non è perduto se ha un docente che gli vuole bene, che lo conosce, che lo rispetta e si occupa di lui. E questo era alla base del suo operare quotidiano. Infatti nei cinque anni di scuola primaria la sua classe del corso A – che lui ha portato avanti per un ciclo intero – è cresciuta compatta e inclusiva. Un grande risultato. Cinque anni volati: anni importanti, nei quali si sono alternati momenti diversi, di apprendimento e formazione umana, com’ è naturale sia. Le sue scelte pedagogiche e didattiche hanno dotato gli alunni di strumenti fondamentali, non solo per la scuola ma per la vita.
La nostra è rimasta una conoscenza nella quale le parole spese sono state efficaci, i momenti di incontro sono giunti nel momento del bisogno, l’intesa metodologica e formativa sono risultate opportune : ogni volta che ci siamo confrontati. Eravamo in sintonia e io considero un dono e un privilegio averlo conosciuto su questa Terra.
Grazie di tutto, Maestro Alessandro! Che il viaggio ti sia lieve…
«Le cose più belle arrivano per caso, non le puoi volere o programmare. Arrivano e basta. L’ispirazione che porta ad una canzone è come una bolla di sapone: se la fotografi subito rimane, altrimenti è persa per sempre in un piccolo scoppio senza rumore. Non offro speranze a buon mercato o illusioni di ciò che la vita non è, ma solo quello che parole e note possono disegnare, nel sogno di un futuro che si potrebbe avverare» [@le]
citazione tratta dalla raccolta Discography info@alemusic.net | Italy | © 2020 Alessandro Fantino
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