E ora, 2021, vieni e dacci qualcosa di buono!

DI GIOVANNI BOGANI

Buon anno a quelli che sono rimasti più soli. Che ogni anno si porta via qualcosa e qualcuno, ma questo ha esagerato.

Ci ha travolti tutti, come un’alluvione, facendo annegare tanti, togliendo loro il respiro. E si è portato via persone care, il vicino del piano di sotto che salutavi sempre, per le scale, senza sapere molto della sua vita, e l’attrice che viveva tranquilla i suoi anni, il regista coreano che ha diretto capolavori taglienti e feroci, che ha raccontato la spietatezza del mondo e della vita, e poi è stato ucciso dal virus, in un paese che non era il suo, dove nessuno probabilmente sapeva chi fosse.

Buon anno a quelli che hanno provato lo stesso, a fare di quest’anno qualcosa di buono, che hanno provato a non cedere, a non arrendersi alla voglia di non far nulla.

Che hanno provato a costruire la loro nave nella bottiglia, che hanno provato a telefonare agli altri, a fare lezioni via Zoom, a registrare video, che hanno provato in mille modi a non perdere contatto col mondo, che hanno cercato di affrontare questo sgomento universale rimanendo in piedi.

Sgomento universale, ecco come dovremmo chiamarlo. Molte volte abbiamo fatto finta di niente, abbiamo guardato la televisione, e anche lì tutti avevano la voce normale.

Ma quante volte ci siamo sentiti, tutti quanti, a bordo di un Titanic grande quanto la terra intera.

Quante volte abbiamo pensato che quello che stava accadendo non era un immenso contrattempo nella nostra vita, ma qualcosa di più.

Buon anno a quelli che hanno pensato agli altri, e non solo a sputare insulti su Facebook o sugli altri social.

Buon anno a chi se ne è andato, in silenzio, che magari me ne sono accorto il mese dopo, come il mio amico Francesco Mininni, che recensiva i film come me, e a differenza di me aveva una famiglia.

Francesco che amava Dario Argento ed era felice di essergli amico, e che ogni volta che Dario Argento veniva a Firenze, per un film da presentare, era in prima fila alla conferenza stampa e gli faceva sempre una lunga domanda, che in sostanza voleva dire “siamo ancora amici, no?

Fallo sapere a tutti”, e che cosa domandasse davvero, io non lo so, e forse non se lo ricordava neanche lui. Francesco che ti prendeva da una parte, alle anteprime cinematografiche, e ti diceva “ma non ti sembra che abbia copiato pari pari…” e diceva il nome di qualche classico degli anni ’40 che ormai solo io e lui conoscevamo.

Francesco che viveva nell’amore per il cinema, che aveva gli occhi febbrili e i modi un po’ bruschi, ma al fondo era, come tutte le persone brusche, molto buono e vulnerabile.

Amava il cinema come lo amano i ragazzi nati negli anni ’50, molto Sergio Leone, molto Kubrick, Dario Argento e Hitchcock, e questi ragazzi di oggi – “oggi” era dal 1990 in poi – erano tutti un po’ dei cialtroni. Qualcosa che comincio a pensare anch’io, con rare eccezioni.

Francesco che era appena di qualche millimetro più vecchio di me, e non meritava di morire, come gli altri 70mila di questa marcia di zombie che è diventato il 2020 dell’Italia.

Se dovessi pensare a tutti quelli che il 2020 si è portato via, penserei a un’alluvione, a una slavina, una frana, una valanga.

E la valanga ha portato via in gran parte anche il nostro lavoro. Ha chiuso i cinema, ha spento le luci dei festival. Ha chiuso i set.

E non siamo riusciti neanche a creare, da questo disastro, qualcosa di grande, il film che racconterà questa Apocalisse nei millenni che verranno.

I politici hanno continuato a scannarsi, a dire stronzate, abbiamo parlato per settimane e mesi di soldi, soldi, soldi e non siamo diventati migliori neanche un po’.

Buon anno a questo 2021 che viene, e speriamo ci porti la normalità come regalo infinito, come regalo grandioso.

Sapendo che niente più potrà essere proprio normale normale, fino a che vivrò, fino a che vivremo.

E intanto, ciao a chi se n’è andato in questo 2020. Claudio Carabba, critico cinematografico, la sua voce la ho ancora nelle orecchie, e anche il suo sguardo. E Kirk Douglas che sembrava immortale con i suoi 102 anni, Flavio Bucci che ha dissipato il suo immenso talento, ma rimarrà per sempre il Ligabue disperato e straziante della mia adolescenza, Maradona che non c’è bisogno neanche di dirlo,

Albert Uderzo che ha regalato ai miei dieci anni gli albi di Asterix e la comicità più intelligente e chic che abbia mai conosciuto da ragazzino, Gianni Mura che sapeva scrivere con onestà e coraggio, con forza e ironia, Gianni Mura che era più grande persino del suo maestro Gianni Brera.

Lucia Bosé grande diva antidiva, gentile, Luis Sepulveda morto di covid quando ancora se ne sapeva poco o niente, era andato a una conferenza e poi se n’è andato in poche settimane, Irrfan Khan grande attore indiano, era stato mio “collega” in “Inferno” a Firenze, e Ezio Bosso col suo sorriso e il suo dramma,

Mario Corso e Pierino Prati, Inter e Milan, due attaccanti di lusso, Pierino Prati l’avevo visto giocare a tennis, a Marina di Pietrasanta, signore e padrone del mondo, bello biondo e ricco;

e Ennio Morricone, sacerdote rigoroso della musica, uomo preciso e netto, interviste da fare alle otto del mattino oppure niente, e se chiamavi alle otto e un minuto eri fuori; e altri tre immortali, centenari: Gianrico Tedeschi, Franca Valeri e Olivia de Havilland, morti dopo aver vinto la soglia infinita dei cento,

Philippe Daverio con cui ho fatto un viaggio in macchina esilarante, con lui che parlava cinque lingue e rideva come un bambino, dandy nell’anima, uomo dell’Europa, godurioso in ogni frase che cesellava, e
Quino creatore di Mafalda, e Gianfranco De Laurentiis che lo sport lo raccontava con onestà e nitidezza,

e naturalmente 007, non ce ne sono stati altri, sua maestà Sean Connery, il tuo sopracciglio alzato era un mondo intero; e Gigi Proietti, che un giorno d’estate parlammo a lungo, a Ischia, e eri così gentile e quieto;

e Paolo Rossi, il ragazzo, Paolo Rossi che ci ha fatto sentire più forti e più grandi tutti quanti, Paolo Rossi David che ha sconfitto tutti i Golia del calcio, e noi insieme a lui, Paolo Rossi che non hai mai fatto il supereroe, ma sei stato il supereroe dei nostri vent’anni. Ciao a tutti, e a tutti quelli che non ricordo.

E ora, 2021, vieni e dacci qualcosa di buono, una speranza, una primavera, la possibilità di abbracciarci e stringerci. Di curarci anche le altre malattie, di non aver paura di parlarsi. Vita, togliti la maschera e sorridi.

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