Essere se stessi, oppure diventare un vuoto a perdere?

DI PINA COLITTA

Essere se stessi diventa un “vuoto a perdere” e come potrebbe non esserlo quando si cerca di dissolversi nelle convenzioni esterne senza connettersi con la propria essenza.

Quanto si può vivere nella frustrante sofferenza? Moltissimo ed i giovani soprattutto si sentono sempre più sotto pressione sopraffatti dai personaggi e narrazione a cui si adattano per forza come un calza scarpe…

Eppure a lungo andare la vita per questi “adattati personaggi” diventa così stretta al punto che potrebbero sorgere tanti problemi, come disturbi alimentari, autolesionismo eccetera.

Insomma livellare il vero io è una sfida in questo mondo digitale in cui la felicità on-line e la bellezza attraverso i filtri contano più di qualsiasi cosa. Bisognerebbe attuare un cambiamento e avviare una rivoluzione in cui iniziare a essere se stessi in un mondo dominato dal digitale vuol dire esplorare la propria natura, accettare la propria natura.

Essere se stessi vuol dire rivolgere lo sguardo dentro di sé! Eppure non è così. Siamo così abituati a guardare, ammirare persino imitare gli altri che molti sono diventati automi sociali.

Forse è ora di diventare un po’ miopi per posare gli occhi su ciò che c’è vicino a noi stessi? Vallo a chiedere di essere miopi alla schiera di maschietti che si beano, sognando un tempo che fu o che non c’è mai stato, di fronte alle foto postate in bikini di donne o meglio “femmine” avvenenti, in cerca di consensi.

Come diceva mio nonno “ognuno spara le cartucce che ha” verissimo, ma per cacciare cosa? E’ indubbio che per una numerosa schiera di frequentatori dei social queste cosiddette esperienze di visibilità portano a sensazioni che fanno stare bene…

Ecco perché si è sordi a quella voce interiore che senz’altro avrebbe molto da dirci.

Intanto potrebbe essere una guida per accettare ogni singola sfumatura del nostro essere, come rivelatrice di quella verità dalla quale il nostro essere autentico, il nostro essere se stessi, potrebbe significare correre dei rischi, quello di non accettarsi, e quello di mettere da parte paura e vergogna insicurezze, ottimi deterrenti per rimanere paralizzati nelle proprie frustrazioni anche per un’intera vita.

Eppure fa più male un’intera vita mettendo a tacere che rivelando, in un dato momento quello che proviamo e quello di cui abbiamo bisogno.

Per questo servono coraggio e grandi dose di amor proprio, ma sicuramente ne varrà la pena e la conquista di un pizzico di felicità.

E deve essere così se, secondo accreditati studi, le persone più autentiche mostrano livelli di stress più bassi, ma più alti di benessere psicologico. Insomma, se si vuole avere una vita più piena bisogna stare con se stessi in ogni momento e situazione ed essere se stessi in ogni momento e situazione in cui l’autenticità richiede la disattivazione della narrazioni negative.

Siamo tutti il prodotto della nostra educazione, delle nostre esperienze, della cultura, di ciò che ci circonda. Ciò significa che abbiamo integrato modelli di pensiero e percezione chiaramente controproducenti e ne sono un esempio tutte le narrazioni legate all’aspetto fisico in cui si è educati: troppo grasso, tropo magro, troppo basso, troppo alto; in tal modo i cambiamenti del proprio valore e delle proprie capacità non valgono niente.

Le percezioni negative in un dialogo interiore vengono trasformate e sostituite come punti di forza entrando in contatto con competenze, abilità e virtù, sui sogni e bisogni, concentrando la propria attenzione su ciò che è congeniale ai propri bisogni.

Essere se stessi significa lavorare sempre sulla versione migliore di se, sulla vera identità e sull’io interiore con le proprie dimensioni poliedriche; tante facce alcune più luminose, altre più grigie; l’imperfezione integra e definisce anche chi si è realmente.

Essere se stessi però significa lavorare ogni giorno sulla versione migliore di se dando sempre il meglio di sé stessi e ciò implica anche non imporre mai chi siamo, cosa vogliamo e cosa ci piace.

Per gli altri il rispetto è fondamentale, l’autenticità risiede nella accettare che ognuno possiede una propria visione del mondo e che possiamo vivere in armonia se ci sforziamo di essere migliori ogni giorno, di prenderci cura di noi stessi, di apprezzare noi stessi e coloro i quali ci circondano.

Essere se stessi vuol dire anche essere vulnerabili e anche celebrare la propria persona nella propria vulnerabilità; ciò è senza dubbio complicato poiché ci sono aspetti di se stessi che non piacciono e che si ha paura di rivelare agli altri, temendo le critiche; invece è bene rivelare paure, ferite del passato, sogni infranti e persino malattie croniche…

Magari riuscissimo! Se lo facessimo tutti forse scopriremo quanto siamo incredibilmente simili e quante maschere filtro e falsità cadrebbero. Sicuramente ci ritroveremmo in un mondo più autentico, semplice ma significativo.

Vale la pena provare ad essere se stessi ed in un mondo un po’ frivolo è un compito difficile, ma tuttavia ogni sforzo ne varrà la pena.

Essere se stessi va a braccetto con l’amor proprio, un vero balsamo per curare le ferite e ricominciare la propria vita: una sorta di antidoto all’apatia, al disprezzo che a volte, capita, di avere di se stessi.

“Essere se stessi è una missione, la più difficile. Ti allontanerà da tante persone, ma ti lascerà accanto quelle che valgono davvero.”
Thomas A. Anderson

Immagine tratta dal web

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