Faraona al cartoccio

DI GIOVANNI BOGANI

 

Ti piaceva andare al mare, ti piaceva il sole. Potevi stare ore, a prendere il sole, e la pelle non ti bruciava. Negli anni ’70 era di moda usare la birra sulla pelle, per abbronzarsi meglio.

E tu la mettevi, la birra. Anche oli solari scuri come olio da motore usato; o creme dense, in tubetti arancioni. Il sole era tuo amico, era la tua benedizione. Quando avevi vent’anni, se pure ti bruciavi e ti venivano le galle sulla pelle, poco male. Le bucavi con la spilla da balia, e subito dopo tornavi a prendere il sole. Avevi una pelle robusta, forte.

Io no.

Io avevo una pelle di carta velina. Era come se fossi senza pelle.

Mi portavi al mare, e io stavo sotto l’ombrellone. Vestito, tutto il tempo. Con la camicia di terital. Il terital era un tessuto sintetico: fa scintille anche adesso, mentre immagino la parola “Terital”.

Stavo lì, in piedi sotto l’ombrellone, con la camicia di terital chiusa fino all’ultimo bottone, e sotto la camicia un lago di sudore che ribolliva, al calor bianco di quelle estati. Mentre il sole riusciva ad arrivare anche lì, sotto l’ombrellone.

Arrivava di rimbalzo, da sotto, dal quarzo scintillante della sabbia di mezzogiorno. Arrivava e colpiva, alla gola, fra colletto della camicia di terital e collo. E scaldava a trecento gradi quel forno non ventilato che era, sotto la camicia di terital, il mio torace.

Poi veniva il momento del bagno. Dovevo togliere la camicia di terital, impiastricciata di sudore, ed entrare nell’acqua con te. L’acqua era piena di sabbia, l’acqua era torbida, densa come tè rimasto nella teiera con dei biscotti dentro in decomposizione. Però salato. Non c’erano pesci, ma c’erano tante persone, come in un autobus. E in alto c’era il sole, il sole di mezzogiorno.

Tornavamo all’ombrellone. E tu, per asciugarmi subito, prendevi l’asciugamano steso sulla sabbia, e senza scuoterlo mi asciugavi, con energia, con premura.

Era come se mi passassi la carta vetrata sulla pelle. Anzi, sulla carne viva, visto che la pelle io era come se non ce l’avessi.

Poi mi mettevi la crema bianca, che fermava per sempre i granelli di sabbia sulla mia schiena, sul collo, sulle spalle. E mi rimettevi la camicia di terital, a chiudere il tutto, come una faraona al cartoccio in forno.

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