DI VINCENZO SODDU
Una finale ricca di fascino. Francia contro Germania. La classe di Neymar e Mbappé contro la potenza atletica e l’organizzazione tattica dei bavaresi.
Primi dieci minuti di pressing alto per il Bayern, quindi viene fuori il Paris, che esce dalla sua area, ma la partita è in equilibrio. Mbappé incoccia per due volte sul difensore avversario e finalmente Neymar prende la squadra per mano. Neuer respinge col corpo su diagonale ravvicinato del brasiliano, mentre Lewandowski colpisce il palo a Navas battuto. Il Bayern domina con gli esterni, il Paris quando parte con i suoi solisti fa male. Mbappé sbaglia ancora mentre i tedeschi recriminano per un rigore non dato su Coman allo scadere della prima frazione di gioco.
Secondo tempo che si apre con le squadre già stanche dal breve ma intenso torneo che ha preceduto questa finale, e presto il gioco si fa nervoso, impacciato e a tratti falloso. Così, quando meno te lo aspetti, arriva il goal dell’ex, il golden boy che il Psg aveva tra le mani e s’è lasciato sfuggire. Coman imperversa ancora sulla fascia sinistra, facendo soffrire i francesi, ma Flick inspiegabilmente lo sostituisce con Perisic. È il Paris ad approfittarne per due volte, con Mbappé, la seconda complice un sospetto rigore nei suoi confronti, e ancora Choupo-Moting, anche lui per due volte, a pochi attimi dal pari. Sono brividi di classe, troppo leggeri forse per abbattere la corazzata germanica, che conclude vittoriosa la sua cavalcata, sempre vincitrice, dalla prima partita della stagione. E così si conclude questa prima Champions post-covid, senza pubblico né trofei individuali, ma onorata dal gioco di due grandi protagoniste che fanno ben sperare nel futuro del calcio giocato.
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