Giochi da spiaggia: uno spettacolo

DI FLORA CROSARA

L’estate sta finendo, anzi finirà oggi. In un cielo già un po’ pigro e grigio, presagio dell’autunno che è alle porte, mi perdo osservando alcune immagini.
Sdraiata pigramente al sole godo dei raggi bassi, al tramonto. Per me l’ora migliore. E pare lo sia anche per i ragazzini che, sulla spiaggia svuotata dall’accalco e più libera, possono correre e scorrazzare indisturbati. I bagnanti si stanno ritirando al termine di una giornata di mare, pigramente, rientrano alle loro dimore.
In spiaggia, sullo sfondo, tra il rimbombare delle onde, avverto grida squillanti. Sono suoni acuti di voci infantili , incitamenti a colpire, schivare, bombardare: i ragazzini sono catturati dal gioco e non percepiscono altro.
Ormai, ogni sera, da giorni danno avvio alla “battaglia” fra squadre rivali. L’ennesima sfida a chi risulterà più forte. In tempi normali era a pallavolo, a calcio, alle biglie. I giochi di questo tipo a causa del Covid non sono ancora permessi, i spiaggia. Ora ci si sfida “a gavettoni”. Mantenendo la giusta distanza.
Un tempo i gavettoni erano a secchiate: acqua di mare rovesciata a getto, chi colpiva di più, schizzando anche ignari bagnanti stesi come me in pieno relax. Ma era bello osservarli quei giochi infantili e perdersi nelle risate, nelle grida , nella disputa fino all’ultimo respiro.
Oggi i ragazzini giocano a farsi la guerra con le “bombe d’acqua” ed è gioco sempre: dalla preparazione alla lotta. I palloncini colorati vengono gonfiati alla fontanella, un po’ di soppiatto, fino a che il titolare dello stabilimento balneare non interviene a ricordare che l’acqua è un ben prezioso, costa e non va sprecata. In un attimo, lo spazio accanto alle docce dapprima affollato per riempire gli “strumenti” che nonne comprensive hanno loro regalato, si svuota. Chi è pronto scende a riva, chi era in coda attende, un po’ imbronciato, il momento propizio per caricare la propria bomba.
Poi, su indicazione del titolare chi è rimasto in coda evita di usare l’acqua potabile della fontanella e si sposta all’interno del bagno, dove c’è acqua non potabile. Il titolare è persona molto elastica e accondiscendente verso i bimbi e i loro giochi, ma ragionevolmente attenta ai consumi e agli sprechi. Trova soluzioni per ogni problema, piccolo o grande che sia. E il gioco può ricominciare.
La battaglia coinvolge, il gioco si fa acceso. Li sento in lontananza inventare strategie per colpire, per fare rifornimento, per cooperare. Intorno non esiste null’altro quando c’è il gioco. E vanno avanti per diverso tempo. Fino a che qualcuno scoppia a piangere. E allora il gioco si interrompe, interviene un genitore e le squadre si dividono, rientrano nel gazebo o si spostano in un altro spazio con strascichi di commenti, a due o a tre, sulle azioni e sul perché si è vinto o si è perso.
Pronti a riprendere la sfida l’indomani. Con impegno, determinati a vincere. Che magia, il gioco infantile.

*Immagine Pixabay

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