Giovan Battista Moroni, Il sarto

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Giovan Battista Moroni, pittore di origini bergamasche, opera nel Cinquecento ma con una caratteristica apparentemente poco comune a molti artisti dell’epoca: la riservatezza.

Per quanto si evince dalle notizie biografiche – la stessa trattazione sulle pubblicazioni di arte risulta piuttosto esigua – conduce un’esistenza ragionevolmente ritirata tra Brescia e Albino, quest’ultimo suo paese natale appunto in provincia del capoluogo orobico, anche se pare siano testimoniati due brevi periodi trascorsi in quel di Trento nel periodo del Concilio.

Allievo di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, grande appassionato della realtà quotidiana ed esponente di quella cerchia di pittori particolarmente interessati a metterla in luce, il maestro riesce evidentemente a trasmettere all’allievo questa caratteristica indole, tanto che Moroni, nonostante si cimenti inizialmente in soggetti religiosi e sacri, ai tempi un battesimo praticamente inevitabile, non raggiunge tutto sommato risultati eclatanti, anzi: la sua produzione sul tema beneficia di giudizi prevalentemente incentrati su di una non troppo celata mediocrità.

Ma Moroni saprà riscattarsi, proprio allontanandosi da quella dimensione sacrale dell’arte, peraltro confermata dal Concilio di Trento in un’ottica sempre più asservita alla Chiesa, e dedicandosi a quelle scene reali, popolate di personaggi veri e tangibili in grado di dare nuovo impulso al suo talento pittorico.

Finalmente soddisfatto di una capacità espressiva conscia di visibili potenzialità , l’autore si specializza nell’esecuzione dei ritratti, non solo assurgendo di fatto a rappresentare l’alternativa a Tiziano, superbo ed eccellente ritrattista, ma addirittura a guadagnare la stima incondizionata di quest’ultimo, tanto che, riporta Piero Adorno, pare fosse lo stesso Tiziano a consigliare i committenti di rivolgersi al Moroni qualora ricercassero un effetto ritrattistico caratteristicamente naturale.

Raffigura nobili e gentildonne, ma anche gente comune, ognuno rappresentato in ragione di una verace materialità lungi dall’elevare il personaggio ad una dimensione eroica altisonante e inadatta, al contrario nobilitandone le presenti fattezze in senso pressoché fotogenico.

Ovviamente, in forza della vicinanza alla cultura bresciana ed agli insegnamenti di Lorenzo Lotto, non mancano contestuali elementi simbolici sottolineati da suggestivi rimandi, ma ciò che conta, e che più di ogni altra cosa attrae l’osservatore, è il protagonista con i propri strumenti, talvolta di lavoro, ed il suo sguardo genuinamente intrigante.

Una dei suoi migliori dipinti, non a caso, è considerato Il sarto, quadro apparentemente relegato ad una ordinaria semplicità, in realtà autentica manifestazione di indiscussa verità.

L’artigiano, il cui abbigliamento evidentemente tradisce il successo professionale, elegante e ben vestito si accinge ad operare un taglio sulla stoffa, ma mentre impugna le forbici volge lo sguardo verso l’artista, e di conseguenza lo spettatore, confermando la consapevolezza di una importanza ragionata e cosciente.

Gli stessi cromatismi utilizzati, imperniati su tonalità neutre e distensive, accentuano la riflessione introspettiva dell’effigie, sobrio segnale di serietà professionale e indice di incorruttibile correttezza.

E il sarto, al cospetto degli artisti, non rappresenta una figura qualunque: sovente simbiotico confidente dal passato fino ai tempi più recenti. Ne è un bell’esempio Michele Sapone, ‘il sarto degli artisti’, il quale arriva a Nizza dopo la Seconda Guerra Mondiale ed avvia un’attività di sartoria, ma attraverso i contatti con l’ambiente artistico locale metterà sempre più in luce il proprio talento coltivando ottimi rapporti professionali, e sincere amicizie, con artisti del calibro di Pablo Picasso, Massimo Campigli e Joan Mirò.

La sua vicenda è narrata nel romanzo Il sarto di Picasso, di Luca Masia, uscito nel 2012 per Silvana Editoriale …

Giovan Battista Moroni (1520-1578), Il sarto, 1565/1570, olio su tela, 97×74 cm., Londra – National Gallery
Immagine: web

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