Grazie Prof! Tu hai fatto ciò che ogni insegnante dovrebbe fare: mi hai dato la passione

di Claudia Aru

Scoprii questo gruppo musicale (Einsturzende Neubauten) che avevo 16 grazie a una donna che ha segnato profondamente la mia vita.

Serenella Z. era la mia professoressa di Storia dell’arte al liceo classico e lei fu la prima persona a dirmi che in qualcosa ero brava.
Non andavo oltre il 7 perché ero chiassosa, ribelle, anticonformista, rappresentate d’istituto. Ero una scassa balle.

Facevo cose strane in classe: mi dipingevo le scarpe, ascoltavo perennemente il walkman e mi tagliavo pure i capelli senza specchio. Rimase negli annali proprio la battuta di Serenella che, guardandomi a performance terminata, disse:
“ me lo spieghi perché hai la Campu Omu in fronte?”
Ma lei, per qualche ragione, credeva in me, ciecamente. Tanto che mi mise 10, 10 in pagella.
Non solo.
Cominciò a darmi tutta la musica più bella possibile, musica che mi avrebbe aperto la testa e dato più prospettive.
A quei tempi non c’era YouTube, reperire musica non era facile.
Tra i vari gruppi passati, c’erano loro: gli Einsturzende Neubauten.
Si tratta di uno dei gruppi simbolo della musica industrial, gente che sul palco non fa concerti: cambia il mondo.
Raccontano le metropoli, le catene di montaggio, l’alienazione e tanto altro e mischiano rumori di trattori, moto picchi e tubi d’acciaio, con quartetti d’archi.
In tedesco.
Io me ne innamorai pazzamente incassando anche battute e sberleffi da parte dei miei coetanei.
C’è dell’altro. Gli Einsturzende Neubauten hanno un simbolo bellissimo che li caratterizza e io, dopo aver visto il primo concerto live in Friuli anni fa con la mia amica Federica, me lo sono tatuato quel simbolo, sulla caviglia sinistra.
Perché con gli Einsturzende è così: o è amore folle, o è odio totale. Non c’è una via di mezzo.
Dopo 42 anni di carriera, oggi ascolto il loro ultimo disco e sento la stessa coerenza, la stessa freschezza, la stessa volontà di raccontare il mondo a modo loro, senza cedere a compromessi.
E mi emoziono oggi come allora. Proprio uguale uguale.
Che bello se a 64 anni avessi un briciolo della follia di Blixa, leader e fondatore, che non è affatto invecchiato.
È giovane da tantissimo.
Ha attraversato dipendenze devastanti, è stato la chitarra di Nick Cave per anni, ed è qui, a insegnarci ad essere folli, ancora.
E mi commuovo se penso che me li sono regalati per il compleanno e li vedrò dal vivo a fine mese.
Tutto questo per dire, pubblicamente, quello che forse non sono mai riuscita a dire, ovvero: grazie  Serenella!
Molte volte mi sono chiesta cosa sarebbe stata la mia vita senza di te, senza l’unica insegnante che, in quegli anni così delicati, ha scommesso su di me, quando nessuno era pronto a farlo.
Tu hai visto oltre le mie stranezze e mi hai dato quella fiducia necessaria per credere in me stessa.
Tu hai fatto ciò che ogni insegnante dovrebbe fare: mi hai dato la passione.
Ah, poi, in Storia dell’Arte, mi ci sono laureata.
Ti sono grata profondamente, per sempre.

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