I docenti sono i primi a voler riaprire le scuole dopo Pasqua

di Salvatore Salerno

Ma Basta alle ricerche farlocche, articoli e titoli di giornali della “scuola sicura” smentiti da tutti gli scienziati, tutti i virologi e competenti. Si lavori invece per farla diventare più sicura.
Sono uno spettacolo indecente le sparute manifestazioni di genitori davanti a qualche edificio scolastico, con banchi improvvisati all’aperto e foto di rito con pargoli felici di rivedere un numero molto limitato di compagni di classe, bambini esposti a pubblico ludibrio, manifestazioni amplificate da stampa e tv che sulla scuola chiusa o aperta non hanno mai informato correttamente della situazione italiana. A cominciare dalla scuola che non è mai stata chiusa e dai docenti che hanno sempre lavorato in presenza o didattica a distanza ogni santo giorno, non sono stati in ferie o inattivi, come non lo sono stati i loro allievi nelle ore scolastiche.

Per proseguire sul fatto, sempre ignorato, delle scuole statali dell’infanzia, della primaria e della prima classe della secondaria di primo grado che sono state aperte in presenza per almeno l’80% del tempo scuola e nella stessa percentuale su base territoriale. Queste scuole, per bambini dai tre agli undici anni, sono state e sono aperte dall’inizio dell’anno scolastico a settembre 2020, in zone gialle e arancione, perfino nelle zone rosse se non in qualche caso e periodo limitato, quando il rosso si è fatto più scuro o quelle scuole sono divenute un focolaio conclamato. 
Questa campagna incessante delle scuole sicure e delle scuole aperte che rappresentano una priorità per il Paese, dimenticando passato, bisogni del presente e futuro della scuola pubblica, è un’ipocrisia costante e blaterante dei mezzi di comunicazione monopolistici di grandi giornali e tv, in mano a privati interessati all’economia declinata al vantaggio di editori che rappresentano interessi dei più ricchi che della scuola pubblica aperta non ne hanno certo bisogno, è un’ipocrisia che trova spazio anche nella Rai pubblica dove mai viene espresso un pensiero di chi nella scuola ci lavora, eccetto il dirigente scolastico che si allinea. E’ ancora più grave quando questa litania delle scuole sicure e della priorità della riapertura viene espressa dalla politica, tutta e indistintamente, che vorrebbe lavarsi la coscienza con queste semplici dichiarazioni di un desiderio populista e popolare senza corredarlo di azioni concrete e stanziamenti necessari. 
Perché è proprio quello il punto, dove sono stati messi i soldi e da dove si sono tolti da sempre e, per la scuola, almeno negli ultimi quindici anni, compreso l’ultimo anno, dei dieci miliardi sbandierati, per oltre due terzi ancora non spesi, per l’altro terzo sprecati in gran parte su misure insufficienti. Chi ha pensato ai soli banchi monoposto e, purtroppo, dobbiamo ripetere anche per quelle sedie a rotelle che non sono né banchi né sedie per una presunta didattica “innovativa” (basta la parola, innovativa, di che?), chi ha pensato alle rime boccali e al metro statico in spazi, sempre quelli, pensati per 15 o al massimo 20 alunni e studenti, dove invece se ne mettono 30, chi ha pensato a considerare la scuola come un rifugio antiaereo che possa proteggere dai bombardamenti, senza curarsi di come si raggiunge quel rifugio, l’edificio scolastico, di come si entra e si esce, a nessun controllo sanitario sui tracciamenti, ad aprire le finestre in pieno inverno come unica difesa. 
Chi ha pensato tutto questo, Ministero o Cts del ginecologo, oggi consulente del Ministro Istruzione, non ha niente da rimproverarsi? Come si è potuto pensare che in un Paese come l’Italia, che non è la Germania e non è la Francia per l’arretratezza delle scuole e di tutto quello che sta loro intorno (ma anche lì hanno chiuso, aperto talvolta per pochi intimi in Francia e Germania chiusa uguale a noi), potesse sostenere l’impatto violento di un virus che si nasconde negli asintomatici, che si rinnova con le varianti, che torna alla carica in una seconda e terza ondata, con tanti morti, senza mettere tanti soldi nelle sue scuole, trovando intanto nuovi spazi transitori, dimezzando alunni per classe, assumendo nuovi insegnanti dando loro la dignità del ruolo, anche ai precari che aspettano, riconoscendo la mobilità di quelli immobilizzati senza ragione, razionalizzando i trasporti e gli orari, mettendo loro a fianco il meglio della medicina territoriale e di prossimità? Altrimenti perché la scuola italiana subisce ancora l’impatto della pandemia in maniera così pesante? Di chi è la colpa?
 Vogliamo parlare di questo, di capire dove si è sbagliato e fare qualcosa di diverso oppure dobbiamo per forza dire che bisogna riaprire presto e comunque, che questo pio desiderio che è di tutti, si possa realizzare senza far niente o pensare all’estate senza un prima e un dopo?
Le domande sono soprattutto per il nuovo Ministro Bianchi, che anche lui, per carità, non ci dica che lavora giorno e notte. Concentri le energie del suo Ministero su questo, chieda più soldi subito e per il futuro prossimo, non sprechi tempo su test invalsi, piani con acronimi assurdi e corbellerie simili che stanno distruggendo la scuola. Ci dica cosa sta facendo di concreto almeno per riaprire a settembre con regolarità. E’ un Ministro tecnico che è stato chiamato per questo, non per complicare ancora la vita di una scuola italiana ridotta ai minimi termini da chi, con la scusa delle grandi riforme, da Berlinguer a Renzi e per ultimo Azzolina, ha solo umiliato il valore dell’insegnamento e dell’apprendimento in classe, continuando a trattare male chi nella scuola lavora, soprattutto i docenti, che non hanno mai voce in capitolo. Tenga da parte, per il momento, Prof. Bianchi, le sue teorie accademiche da grande riforma che sembra rinvigorire invece un passato dell’autonomia funesta che Lei vorrebbe chiamare scuola di comunità e governata da agenti esterni non meglio identificati, c’è tempo per parlarne dopo la fase acuta della pandemia che stiamo vivendo e faccia, muova le cose per l’immediato. Almeno Lei non dovrebbe avere bisogno di propaganda e dichiarazioni come tutti i Ministri precedenti, non ha un partito o movimento. 
Se anche a settembre 2021 ci ritrovassimo ancora con la stessa situazione delle chiacchiere e delle dichiarazioni, ma niente di nuovo nel concreto, sarebbe un guaio serio. Ogni limite temporale per fare e riaprire gli edifici in sicurezza e/o spazi nuovi, è prossimo alla scadenza, sempre che la curva dei contagi e dei morti scenda sensibilmente. La socializzazione e tutto il resto serve anche agli insegnanti come tali, non si divertono in DaD e sono anch’essi genitori di figli (è bene ribadire anche questo dato) visto che nessun docente ha mai fatto promessa sacerdotale di castità, tutti hanno figli e nipoti. Sarebbe un errore vedere il mondo in pandemia solo per le ore scolastiche, nel bene e nel male. Il bisogno e i mali psicologici della pandemia, a meno che si neghi che esista, riguardano tutti, anche gli adulti, vanno visti nell’intero arco del tempo, soprattutto per l’adolescente, un tempo di 24h al giorno, che è anche famiglia, interessi e incontri fuori dal fare solo scuola.
Vale poco osservare le regole a scuola e non farlo fuori, per quelli delle superiori negli aperitivi e nelle serate di assembramento. Il risultato non cambia ai fini della spirale infettiva, non cambia per la scuola con dati inesistenti e volutamente mascherati. I docenti per primi vogliono ritornare alla loro regolarità professionale, si stanno vaccinando per questo ed è bene che lo facciano tutti. 
C’è un intero Paese che chiede la riapertura e la domanda è più che legittima, sono le azioni concrete per rassicurare oltre le parole che non vediamo. E’ la continuità nei fallimenti di chi governa la scuola che ci preoccupa. I docenti sono comunque pronti a riaprire dopo Pasqua se viene assicurata la possibilità di fare il loro lavoro. Se su questa linea non ci si muove, qualcuno di Viale Trastevere e Palazzo Chigi ne dovrà rispondere.

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