Abbiamo bisogno della perfezione – eternità, bellezza assoluta, bontà senza macchie – e per questo abbiamo creato il nome di Dio. Un nome a cui non può corrispondere nulla (un Dio assoluto è Nulla), poiché ciò che caratterizza la nostra esperienza è un’inesorabile e costitutiva imperfezione.
Oggi chiediamo la perfezione alla tecnica e ai miti della potenza ma, anche stavolta, la nuova divinità non potrà che rimanere un idolo senza sostanza storica.
Un autentico passo avanti nella civiltà avverrà – invece – non quando avremo smesso di cercare Dio (ciò che è impossibile per l’uomo), bensì quando lo incontreremo nell’imperfezione, nella fragilità, nella caducità di tutte le cose.
Quel giorno, forse, comprenderemo che l’imperfezione è il volto umano di Dio: l’unica perfezione possibile, la sola vera.
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