Il governo Draghi è un governo del Presidente e di scopo. Ma partiti e Parlamento non possono neanche stare a guardare

di Salvatore Salerno

NON PUO’ ESSERE UN GOVERNO POLITICO, NON PUO’ ESSERE TECNICO E POLITICO, E’ UN GOVERNO DEL PRESIDENTE E DI SCOPO. MA PARTITI E PARLAMENTO NON POSSONO NEANCHE STARE A GUARDARE.
Mario Draghi sarà il prossimo Presidente del Consiglio in un modo o nell’altro. Tutti e, per primi gli italiani, il sentiment comune che si esprime con i sondaggi di gradimento, hanno capito che se governo Draghi si deve fare, governo Draghi si farà. Si spiega dunque il repentino cambiamento di classifica con Draghi che balza in testa nel gradimento degli italiani lasciando Conte e Speranza al secondo e terzo posto. E’ un segno della volatilità dell’opinione pubblica che c’è in questo Paese da un decennio e che mostra l’insicurezza diffusa del presente e del futuro, di una scarsa fiducia nella politica e nei volti di chi la rappresenta nello stesso lungo periodo, la percezione di personaggi, movimenti e partiti che sembrano essere in cerca di autore e che recitano a soggetto. 

Non si brucia un uomo della levatura, nel bene e nel male, di Draghi se tutto non fosse stato preparato da tempo con una precisa regia e campagna mediatica che non poteva fallire.
Nessuno vuole insinuare che qualche mese fa gli strateghi della normalizzazione fossero sicuri di avere partita vinta o che il Presidente della Repubblica si sia prestato a questo gioco. Mattarella non poteva che prendere atto delle dimissioni volontarie di Conte dopo che lo stesso Conte si è reso conto di non avere la maggioranza in Parlamento malgrado i Ciampolillo, quando probabilmente, non solo Renzi, ma anche il PD e il M5S non erano intenzionati a fare di più per sostenerlo, sbagliando. Il Presidente della Repubblica non aveva ancora chiamato Draghi, anche se era nell’aria, ha consentito un’ulteriore tentativo al Presidente della Camera Fico nell’ambito della stessa maggioranza vera o presunta di Giuseppe Conte. Poi l’inevitabile e il nuovo (si fa per dire) nome, quello più prestigioso che è Mario Draghi e l’invocazione all’“alto profilo” per un governo al quale si assegnano tre compiti inderogabili, il next generation EU, la vaccinazione e la gestione della pandemia, i provvedimenti economici urgenti di ristoro e salvaguardia del tessuto economico.
Da questo punto di vista la vicenda è molto diversa dal 2011 e dal governo Monti quando è ormai certo che quella scelta scellerata di Napolitano fu una forzatura rispetto alle forze politiche e al Parlamento, il voler negare le elezioni anticipate e ostacolare un governo che allora era possibile a partire dal tentativo Bersani. Secondo Napolitano ci voleva Monti, lacrime e sangue, ma non per tutti, sicuramente per i più. Abbiamo visto quando nefasta fu quella scelta, l’austerità ma anche la protezione di alcuni privilegi e ceti sociali che sono diventati sempre più ricchi e arroganti, un Paese che non è stato salvato con la macelleria sociale, i tagli lineari, la Fornero. Dopo dieci anni i danni sono ancora più visibili, a partire dalla scuola e dalla sanità, dai dati di disoccupazione e precariato, dagli stipendi fermi, piccole imprese lasciate al loro destino come i ceti popolari, ceti medi ridotti, quando è andata bene, alla sopravvivenza.
Ma Draghi e Monti vengono dalla stessa scuola, quella neoliberista, del dirigismo della finanza globale e della grande industria, in Italia particolarmente avara, sempre in cerca di denaro pubblico e poco proiettata agli investimenti e al rischio d’impresa, attenta ad escogitare ogni modo per evitare di pagare le tasse compreso quello di trasferire le sedi all’estero ma mantenere la proprietà di giornali e tv in Italia. E’ evidente che si semplifica se si afferma che Draghi sarà come Monti ma è bene far suonare il campanello d’allarme se e quando dovesse durare il governo fino al bilancio nostrano che si chiude a dicembre 2021, quando i soldi europei avranno trovato la loro collocazione e si dovranno fare i conti con le entrate e uscite domestiche.
Draghi non sarà come Monti, tutti dicono e promettono, ma non è vero che questa volta siamo pieni di soldi, siamo come quella volta, solo con lo spread più favorevole e un’Europa meno tiranna. Saremo con un Presidente del Consiglio che ha accompagnato l’Europa in modo diverso e positivo nella sua politica monetaria rispetto al 2011, incalzata da USA e Cina, ma non è detto che la stessa persona governi l’Italia con lo stesso spirito, del debito che lui ha sempre distinto fra buono e cattivo, forse non applicabile al singolo Paese e all’Italia in particolare. Staremo a vedere.
Quello che è sicuro, dunque, è che sarà un governo che deve portare partiti e movimenti a darsi una regolata e assumersi ognuno le proprie responsabilità, altrimenti il pericolo è più grande di quello che possiamo pensare oggi.
E’ saggio e auspicabile che i partiti e movimenti che hanno espresso il consenso a Conte ci siano, guai se non ci fossero, nel governare il Paese ma non necessariamente al governo con propri Ministri, non si entra dalla finestra dopo essere usciti dalla porta e, poi, si sa una finestra aperta rende più agevole l’ingresso anche ai ladri magari travestiti da nuovi europeisti… Al secondo giro di consultazioni ci aspettiamo che parli Draghi, finora ha lasciato parlare e ascoltato che è sicuramente una buona pratica, sconosciuta per esempio nel mondo della scuola.
Mercoledì sarà il giorno decisivo e entro questa settimana il governo sarà formato. Ne riparleremo.
*Immagine tratta dal web

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