Il patto col diavolo

DI CARLO MINGIARDI

“Mamma mi fanno male le mani…”
“Zitto Robert, zitto per carità, raccogli il cotone, se ti sente il padrone ti frusta…”
“Mamma non ce la faccio più…”
“Resisti amore mio, fra poco tramonta il sole…”

Robert era ormai esausto dopo una giornata di lavoro sotto il sole cocente della piantagione, i canti degli schiavi ormai non si sentivano quasi più perché l’immensa fatica aveva preso il sopravvento mentre il Mississippi continuava a scorrere lento tra le sue larghe anse.

Il ragazzo aveva solo quindici anni, figlio di mamma Julia, concepito da padre sconosciuto durante una violenza subita dalla povera donna. Era cresciuto nella piantagione di Greenwood ed aveva conosciuto solo povertà, lavoro duro e la sua schiena aveva già assaggiato l’ira della frusta, nonostante ciò coltivava la sua grande passione per la musica trasferitagli da suo zio Ike.

Nei rari momenti di riposo suo zio gli aveva insegnato i primi rudimenti con una chitarra logora con solo cinque corde, e Robert come una spugna assetata cercava di assimilare ogni cosa. Capì col tempo che quel suono magico accompagnato dalla sua bellissima voce, forse lo avrebbe salvato da quella vita misera.

Una notte Robert fece uno strano sogno, era in un crocevia in mezzo al nulla e ad un tratto apparve un uomo vestito di nero senza volto, era il diavolo, gli fece una proposta: se Robert gli avesse concesso la sua anima, lui per controparte lo avrebbe fatto diventare un grande cantante e musicista: accettò.

Si svegliò di soprassalto, non ci pensò due volte, diede un bacio sulla fronte della madre dormente, prese la chitarra di zio Ike e scappò via dalla piantagione.
La mattina successiva quando il padrone scoprì la fuga del ragazzo, legò Julia ad una quercia ed iniziò a frustarla a sangue per sapere dove fosse andato, la povera donna morì dopo due giorni di agonia.

Robert dopo mille peripezie ed un viaggio lunghissimo arrivò a Memphis, aveva saputo che lì si faceva una musica chiamata Blues.

Iniziò a suonare per le strade procurandosi da vivere col suo talento, fino al giorno in cui lo sentì un produttore discografico, rimase incantato dalla suono della sua chitarra e dalla sua voce che definì: “ il più potente pianto che possa trovarsi in una voce umana…” e lo prese sotto la sua ala portandolo a suonare nei locali della città.

Il successo fu grande, la voce si sparse subito ed accorrevano a ascoltare Robert a frotte, lui preferiva però esibirsi all’Iridium Club, lì trovava sempre al primo tavolino Keira, una ragazza di diciotto anni che lavorava nel locale, intratteneva i clienti, in tutti i sensi.

Robert si innamorò perdutamente di quegli occhi azzurri come un ruscello di montagna, dei suoi lineamenti color ebano, ma soprattutto della dolcezza di quella ragazza che era costretta dalla vita a fare un lavoro così ingrato.

Quando finiva lo spettacolo Robert aspettava che Keira finisse il suo lavoro per poter parlare qualche minuto con lei, poi arrivava il suo pappone e la portava via.

Il tempo passava, il successo di Robert valicò i confini dello stato, faceva spettacoli in Louisiana, Alabama, Mississippi, Georgia, ovunque. Iniziò anche a incidere dei dischi, ma la storia impossibile con Keira gli dilaniava l’anima, iniziò a bere per lenire il suo dolore, cercò con tutte le sue forze di convincere la ragazza a scappare con lui, ma lei gli disse che era impossibile, se avesse fatto ciò avrebbero fatto del male alla sua famiglia.

Una notte a Robert gli ricomparve in sogno di nuovo l’uomo senza volto, il diavolo, erano al solito crocevia in mezzo alle piantagioni di cotone, gli disse:
“Hai finito il tuo tempo ragazzo, hai raggiunto il successo, era quello che volevi, ma io sono stanco di aspettare, voglio la tua anima…”

“Perché…? Devo fare ancora tanta musica, devo salvare una ragazza, devo tornare a Greenwood per portare via mia madre, non puoi annullare il nostro patto proprio ora…”
“Hai fallito Robert, hai fallito in tutto, ti sei dato all’alcolismo, hai lasciato tua madre morire nella piantagione, hai pensato solo alla tua musica, non sei riuscito a salvare nemmeno la ragazza, è morta anche lei…”
“Ma che cazzo dici…!”

Si svegliò di soprassalto, era fradicio di sudore, il cuore gli martellava in petto come un tamburo, si vestì di corsa, prese l’auto e si mise in marcia verso il locale dove lavorava la ragazza.

Arrivato sfondò letteralmente il portone e corse nella stanza dove sapeva fosse Keira, aprì la porta, la trovò riversa sul letto, immobile, un filo di saliva le usciva dalle labbra, gli occhi vitrei fissavano il soffitto, sul comodino una scatola di sonniferi completamente vuota, nella sua mano stringeva un foglio.

“Amore mio, non sopporto più questa vita, perdonami se non ti ho mai ascoltato ma non potevo, cerca di vivere la tua come va vissuta, promettimi di non bere più e suona e canta per me ogni giorno, la tua Keira…”
Robert quando si gettò dal ponte di ferro sul Mississippi aveva solo ventisette anni, forse aveva fallito in tante cose, ma era riuscito a conquistare con il suo smisurato talento la libertà.

Non seppe mai che gli unici ventinove brani che incise divennero la storia del Blues, ispirarono e furono studiati da tutti i musicisti che vennero in seguito, non seppe mai che diventò una leggenda del Blues, non seppe mai che fu considerato l’artista più influente della musica Blues.

Immagine tratta dal web

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