Il rispetto

DI RICCARDO ANCILLOTTI

 

Quando ero piccolo ed i miei nonni mi portavano in casa di qualche parente mi chiedevano di salutare prima gli anziani e poi i miei coetanei.

Babbo e mamma davano del voi ai genitori e suoceri e a me sembrava una cosa un po’ arcaica, perche’ sottintendeva una certa distanza, che pero’ era tale solo per garantire un sincero rispetto.

Direi una bugia se dovessi sostenere di averlo capito allora. Infatti l’ho capito dopo l’adolescenza, quando quel “voi” ormai era quasi scomparso dal vocabolario, per non piu’ ritornare.

Io ero passato troppo rapidamente dal “Nonno come state?” al “Nonno, come stai?” E cosi’ i miei figli non hanno mai pensato che il “voi” fosse un segno di rispetto e si sono limitati a non usarlo!
Eppure quel “voi” era il riconoscimento verso una persona anziana di una superiorita’ morale e sociale, per la sua storia od esperienza vissuta.

Sicuramente ci sono altri modi di dimostrare il rispetto dovuto, ma questo senso del rispetto uno deve avercelo dentro e coltivarlo perche’ puo’ facilmente morire nelle vicissitudini della vita.

Poi c’e’ il rispetto che e’ sempre dovuto alle opinioni altrui, salvo che queste non vogliano per forza condizionare il tuo modo di pensare e di vivere.
Una opinione e’ tale quando non diventa una ideologia, od una massima!

Cosi’ come tutti gli esseri umani hanno diritto allo stesso rispetto, al di la’ della razza, censo, cultura, o religione!

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