Immobile

DI GIOVANNI BOGANI

Era un piccolo lusso, un piccolo regalo che ci facevamo. L’attesa di quel momento, di quando avremmo potuto scartare quel pacchetto, sciogliere il nastro, liberare le nostre braccia dalla pietra e tornare ad abbracciarci. Poi, per anni, non ci siamo abbracciati più. Da quando sono diventato adolescente, poi giovane. A quanta inutile distanza ti ho tenuta.

Mi piacerebbe riuscire a fare la pace con te. E con tutto. Con il mondo, che ho cercato invano di conquistare. Con la musica, che ho cercato invano di carezzare, celebrare, indossare. Con le parole che ho cercato invano di far giocare insieme, come bambini nel cortile.

A volte, da bambino, rimanevo immobile, per terra, nella mia stanza.

Finché non passavi, distratta, nel corridoio, con la coda dell’occhio mi vedevi e gridavi Oddddddddddddddiiooooooooooooooo, e ti precipitavi a scuotermi, a chiedermi mille volte “che hai? Che hai?”, e io immobile.

Adoravo il momento in cui sarei tornato alla vita, e a ridere forte. Era più bello anche un pomeriggio d’inverno, dopo quel piccolo miracolo. Era più bello essere vivi, e sentirsi amati.

Mi è sempre rimasta, credo, questa cosa.

Spingere i silenzi, le separazioni, i giorni senza chiamare fino all’ultimo limite. Per poter sentire o dire, prima o poi, quella frase: “Facciamo la pace”. Che poi, mica sempre te lo dicono. Mica sempre si torna indietro.

C’è sempre quella volta in cui lei non torna più, in cui tu non torni più. Non è come in quella canzone di Claudio Lolli, che dice “c’è sempre un momento in cui si ritorna con le mani nervose a domandare di niente”.

C’è una canzone di Claudio Lolli che dice “Quella volta che sei arrivata fin sulla porta, con la tua sciarpa rossa in mano e i cioccolatini fra i denti, talmente sbriciolati da sembrare persino trasmigratori contenti di ansie”… Quante volte l’ho immaginata, quella ragazza con la sciarpa rossa in mano e i cioccolatini fra i denti. Quante volte avrei voluto essere io, a tornare e a ritrovare chi amavo, anche se avevo avuto cura di non dirglielo più a lungo che potevo, cercando il record mondiale di apnea degli affetti.

Insomma, li ho tenuti stretti, i rancori, i giorni senza chiamare. Per poter sentire, prima o poi, quella frase: “Facciamo la pace”. Per poter fare la pace. Adesso fare la pace con te sarebbe il più grande successo del mondo, il più grande viaggio possibile, roccia che diventa nuvola, luce, acqua, arcobaleno.

Immagine tratta dal web

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