Nonostante la violenza subita quindi una separazione avvenuta, a suo tempo, in maniera estremamente drammatica; traumatizzante, mai ho voluto imporre sui miei quattro figli -al tempo tutti bambini affidati alla mia tutela- rancore nei confronti del padre biologico, men che meno odio. Avrebbe potuto essere molto facile, per me: la madre è il dio unico e solo, per il bimbo in crescita; è il mondo.
Non ho voluto farlo semplicemente perché tutti voluti e nati con amore, con un uomo che ho voluto e amato, nonostante giovanissimi.
Cosa che ho ripetuto durante ogni fase della loro crescita e a dispetto degli eventi attorno: siete nati dall’amore, l’amore non conosce rancore.
La vita li ha poi voluti tutti, o quasi, artisti; ergo doppio compito li attende nel mondo: cosa è l’Arte vera se non amore, se non un costante darsi senza attenderne risposte?
Ma questo è altro discorso.
Ora, il potere che una madre ha sui propri bambini, soprattutto quando non separata pacificamente, ha un qualcosa di straordinario o meglio…straordinariamente naturale, ché noi stesse partorite da una Natura Madre per crescere e ancora partorire, proteggere, allevare la specie, prepararla ad una evoluzione si spera positiva, volta al bene di tutte le specie e della terra che ci accoglie, se è vero che come uomini rappresentiamo meri granelli di un meccanismo immenso, ancora imperscrutabile.
Potere, dicevo. Che, probabilmente, figurerebbe pauroso per i più, se davvero consapevoli. Un potere che se strumentalizzato da menti perverse, attraverso tempo ed eventi, può rivelarsi in grado di allevare veri e propri mostri.
Potere pericolosissimo, sia per quei futuri uomini/donne che per la società/mondo che li circonda.
Perversi che non potranno che, letteralmente, crescere nuove serpi in seno.
Sono convinta che si tratti di una condizione che andrebbe costantemente ben ponderata e monitorizzata anche dalla comunità che accoglie i nuclei famigliari, comunque da noi madri quando costrette ad attraversare l’intricato, buio sentiero di una separazione coniugale, pure la più dolorosa.
Come sempre amo appellarmi alle donne/Sorelle: insegnare odio può solo partorirne di nuovo e maggiore.
Dare amore, sempre: forse meno se ne ha avuto più occorre darne. Non sterili, facili rancori, se davvero vogliamo puntare ad una società più vera dove l’Uomo Psiche-Uomo Vita, come amo chiamarci, avrà sempre e comunque la meglio su ogni macchina imposta.
In questo vanno auspicate politiche di sostegno famigliare, sociale ed economico,
indubbiamente culturale nei contesti più disagiati.
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