Istinto e intelligenza

DI DANTE IAGROSSI

Per molto tempo si è creduto che l’uomo fosse l’unico essere vivente dotato d’intelligenza, o tutto al più che, tra gli animali, ne avessero solo certi vertebrati, come il cane, l’elefante e le scimmie.

Eppure tanti studi e molteplici osservazioni ben documentate hanno dimostrato che anche altre specie ne hanno, sia pure in misura minore rispetto a noi. Ci sono diverse modalità di apprendimenti.

I giovani uccelli imparano i loro canti dagli adulti, gatti e grandi felini apprendono dalla madre l’arte non facile del cacciare, assai importante nella ricerca quotidiana di cibo.

I giovani macachi del Giappone, vedendo la giovane compagna Imo, impararono anch’essi a salare in acqua marina le patate, constatando che così erano pulite e saporite. Quindi l’imitazione da genitori o da altri adulti del proprio gruppo serve ad acquisire nuove conoscenze ed abilità prima del tutto ignote.

I cani che si trovano in una rete chiusa frontalmente e lateralmente, alla vista di una scodella di cibo posta davanti, provano più possibilità di uscite, per poi scegliere quella corretta uscendo posteriormente. Si tratta di un apprendimento per tentativi ed errori.

I cani, inoltre, quando gli si presenta del cibo, aumentano la salivazione. Se l’offerta di cibo è poi accompagnata da un fischio, in seguito, anche se solo si fischia, producono ugualmente saliva, pur senza vedere il cibo (riflesso condizionato).

Significativi anche i comportamenti degli uccelli, che cercano e mangiano semi in coltivazioni ed orti. Per evitarli, si usa uno spaventapasseri. Inizialmente essi appaiono spaventati e evitano di prendere semi. Poi capita che qualcuno più coraggioso, vi si avvicina in modo circospetto, per valutarne la effettiva pericolosità.

Capendo che si tratta di un bluff, essi vanno a mangiare semi senza paura (apprendimento per abitudine). Poi tutti gli altri uccelli del gruppo tornano a consumare i semi dell’orto (apprendimento per imitazione).

I bambini appena nati emettono gemiti non appresi per comunicarci un messaggio di bisogno di cibo, di attenzioni e rassicurazioni. Da parte degli adulti, anche tra gli animali, non solo mammiferi, c’è una risposta anche istintiva che consiste in una immediata cura del piccolo.

Tra i roditori gli studiosi hanno rilevato un meccanismo innato di riconoscimento dei predatori, probabilmente coadiuvato dalla ricezione di certe sostanze gassose.
Inoltre sono tanti comportamenti ed attività di animali “inferiori” che ci stupiscono e che avvengono da sempre in modo preciso e costante.

Basti pensare alle costruzioni di alveari dotati di accurate forme geometriche, formicai e termitai, ben accessoriati e termoregolati. In questi casi si parla di istinti, perché essi sembrano agire in modo meccanico e non personalizzato.

Forse tali peculiarità innate sono in qualche modo “iscritte” nei loro geni, ma resta il problema che forse, all’inizio della comparsa di certe specie, non esistevano e che potrebbero essere quindi il risultato di lunghi “apprendistati”.

foto da Pixabay

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