Jane Birkin, si è spenta una figura del cinema internazionale

DI GIOVANNI BOGANI

Jane Birkin aveva una bellezza leggera, adolescenziale che non ha mai perduto. Con la sua magrezza, con il suo erotismo sottovoce, ha portato una figura nuova nel cinema internazionale, e poi nella canzone.

E si è portata dietro – con i suoi amori, con la sua vita personale, con quella delle sue figlie – un alone “maudit”, tenebroso e inquietante. Fuori da tutti gli schemi, e con la sfortuna sempre dietro l’angolo.

Nata a Londra nel dicembre 1946, da un’attrice di teatro e un ufficiale britannico, agente segreto e spia durante la Seconda guerra mondiale.

Il padre accompagnava spie britanniche nella Francia occupata dai nazisti, e riportava in Gran Bretagna soldati feriti o caduti sulle coste in missione. Sarà proprio l’ammirazione per la Francia e per la Resistenza francese che porterà Jane, più tardi, a vivere a Parigi.

A diciannove anni, la sua bellezza viene afferrata al volo da Michelangelo Antonioni, che le dà una piccola parte nel suo film “Blow up”, del 1966 – non aveva ancora vent’anni. Lei e un’amica si spogliano e si rivestono, con una gioia, un’esuberanza, una naturalezza che incarnano l’irriverenza della Swingin’ London.

Poco dopo, incontra Serge Gainsbourg, cantautore tenebroso, barba di tre giorni, esistenzialismo amaro, sigaretta sempre pendente dal labbro. Inizia una relazione, e nel 1969 esce quel disco, con quella canzone: “Je t’aime, moi non plus”. Che, letteralmente, vorrebbe dire, paradossalmente, “Ti amo: nemmeno io”. Ed è una citazione di Salvador Dalì, genio del surrealismo.

La canzone in cui Jane Birkin sussurra l’amore, su un tappeto di note di tastiera. La sua voce esile, fragile, è però teneramente sensuale.

Cinque milioni di dischi venduti per la “canzone d’amore più bella del mondo”. Scritta, dice la leggenda, in due ore, di notte, da Serge Gainsbourg.

Non per Jane, ma per Brigitte Bardot, la sua amante di allora, che dormicchiava nel letto vicino al pianoforte di Gainsbourg. Due ore dopo Serge torna da lei e le dice “devo farti sentire una cosa…”.

Ma pochi mesi dopo, Jane Birkin e Serge Gainsbourg sono insieme. Sono la coppia iconica della Francia post-sessantottina. Lui il genio già maturo, lei la ventenne ingenua ma sensuale.

Il pubblico li adora. E la canzone verrà cantata, e resa immortale, da Jane. I sospiri invadono letteralmente tutta la canzone. Che è la descrizione poetica, ma esplicita di un amplesso. Come forse, dopo, solo “Futura” di Lucio Dalla saprà fare.

Il disco, in Italia, sarà censurato dalla Rai, poi scomunicato dal Vaticano. Ma verrà ascoltato, clandestinamente, su Radio Monte Carlo e Radio Capodistria, le prime radio “libere” – perché straniere – del pubblico italiano.

Una curiosità: la registrazione “originale”, di Gainsbourg con BB, resterà segreta – BB era all’epoca sposata con il miliardario svizzero Gunther Sachs – fino al 1986.

Fra Jane e Serge, conosciutisi sul set del dimenticatissimo film “Slogan”, saranno tredici anni di vita comune, fra crisi, litigi, botte, miliardi di Gitanes e litri di alcol – bevuto soprattutto da lui.

Pare che durante le registrazioni dei dischi lui le urlasse contro e la picchiasse, se non riusciva a cantare la parte. “E’ un uomo con cui è molto difficile convivere”, dice lei. Si separano nel 1980, ma “Tra me e lei, c’est l’eternel”, dirà Serge nel 1990. L’anno dopo muore. E lei piange amare lacrime.

Anche l’uomo con cui starà insieme successivamente, il regista Jacques Doillon, ammetterà: “Non si può competere con la sua nostalgia di Serge”.

Per Jane, dagli anni ’70 in poi, ci sarà tanto cinema, soprattutto francese: per “La belle noiseuse” di Jacques Rivette, nel 1991, riceverà una nomination ai César. Forse, il capolavoro non ci sarà mai.

Nel frattempo, il 21 luglio 1971, nasce la figlia Charlotte. Che diventerà una delle attrici francesi più conosciute e apprezzate a livello internazionale.

A quindici anni, è già protagonista del film “L’effrontée”, la sfrontata, di Claude Miller. Lavorerà con i fratelli Taviani,con Zeffirelli, con Michel Gondry: nel 2009 vince il premio come migliore attrice al festival di Cannes per “Antichrist” di Lars von Trier, uno dei film più duri e controversi del regista danese.

E sempre con lui, Charlotte sarà la protagonista di “Nymphomaniac” , in cui interpreta il personaggio di una ninfomane, con scene di sesso molto audaci e molto esplicite. “Tutto quello che sarà fatto nel film sarà fatto per davvero”, avverte il regista Lars von Trier.

Anche su Charlotte la sorte si accanisce: nel 2007 subisce un intervento chirurgico per una emorragia cerebrale: riprende a recitare dopo una convalescenza durata due anni.

Nel 2002, a Jane viene diagnosticata una forma di leucemia, e l’attrice si sottopone a un ciclo di terapia.

Nel 2013, la sua figlia maggiore, Kate Barry, avuta dal primo marito, il compositore John Barry – l’autore del tema di 007 – muore in circostanze non chiare, dopo essere caduta dalla finestra del suo appartamento al quarto piano, a Parigi.

Nel suo appartamento vengono trovati molti antidepressivi: la porta è chiusa dall’interno. Kate aveva lottto a lungo contro la dipendenza da alcol e droghe, e nel 1994 aveva aperto un centro di accoglienza per tossicodipendenti.

Nel suo secondo libro di memorie, uscito nel 2019, Jane Birkin rivela di aver smesso di scrivere, di tenere un diario, dopo la morte di Kate. “Come potevo scrivere? Era come se vivessi una vita parallela.

Mi mancava il terreno sotto i piedi. Mi sentivo malata… e lo ero davvero”. La leucemia tornò, con più virulenza, e furono necessarie ulteriori cure.

Nel 2020 uscì anche in inglese il primo dei suoi volumi di memorie. Jane racconta la sua vita, dall’infanzia in una famiglia alto borghese, nella Gran Bretagna del dopoguerra, fino all’emergere come star in Francia, fino al grande amore con Gaisbourg.

Nel settembre 2021 Jane aveva avuto un ictus, dal quale si era ripresa. Ma recentemente aveva cancellato una serie di concerti per motivi di salute. Viveva a Parigi, ed era in buoni rapporti sia con la figlia Charlotte che con la figlia Lou Doillon, cantante e attrice, oggi quarantenne, avuta dal regista Jacques Doillon. Guardando Lou, sembra di rivedere la giovane Jane Birkin. L’effetto è quasi sconvolgente.

La figlia, Charlotte Gainsbourg, le aveva dedicato un appassionato film/ritratto, “Jane by Charlotte”, che fu presentato al festival di Cannes. All’epoca, alle conferenze stampa e ai photocall erano tutte e due, abbracciate, come due sorelle.

Immagine tratta dal web

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