La famiglia e la sua dimensione nella pandemia

DI MARIA RONCA

 

La famiglia è la cosa più importante quando pensate che successo e felicità provengono dal suo esterno vuol dire che abbiamo perso la bussola.

Nella scala degli affetti viene prima il benessere familiare e, poi, quello personale.

Nella scala delle priorità viene il benessere della famiglia e, poi, quella degli altri.

Non è egoismo, è sano egoismo.

Si passa più tempo a lavoro che in famiglia.
Con il covid abbiamo recuperato la dimensione famiglia, ma non basta.

Spesso il lavoro è la priorità e la famiglia un peso, una limitazione, un impedimento.
Viviamo nella società dei contrari, dello scarto, del tutto e subito e questo scombussola gli equilibri.

Siamo contraddittori, critici, troppo critici, ingenui o apparentemente ingenui, chiediamo con arroganza, pensiamo che essere qualcuno ci dia il diritto di offendere, senza pensare.

Fuori siamo geniali, spigliati, accondiscendenti, compensivi ed empatici, dentro serbiamo rancore, odio, tracotanza, vogliamo cambiare quello che non va secondo i nostri desideri e proiezioni, non ci rapportiamo all’altro, non lo ascoltiamo abbastanza, non abbiamo tempo, pazienza, ecco perché le mancanze e le assenze diventano muri, ring.

Non vogliamo sentirci parte del problema perché questo significa non avere le situazioni sotto controllo, esporci, conoscere i nostri limiti.

Siamo umani, fragili e bisognosi di certezze. Vogliamo sapere che l’altro, nel bene e nel male, c’è e che possiamo contare e fidarci.
In fondo, se stai bene con la tua famiglia stai bene con tutti.

Non hai nessun motivo a cercare altro, approvazione e conferme. Se sei soddisfatto se non risiedono in te allora c’è il confronto che resta il piano paritario, dove esporsi senza paura e vergogna.

Per questo si chiama famiglia.
Rispetto e fiducia sono alla base di ogni rapporto se viene meno se ne parla.

Allora dobbiamo fermarci e ascoltarci.
Dobbiamo risolvere le questioni non risolte.
La volontà e il coraggio di prendere in mano la propria vita e decidere dove stare, una volta è per tutte.

Altrimenti non si può vivere è un mostrarsi all’occorrenza, nell’incoerenza che cozza con l’essere padroni della propria felicità e soddisfazione.

Si diventa chiari con sé stessi, prima di tutto e, poi, con gli altri.
Non ci sono deroghe, scuse, ragioni che tengono a incolpare gli altri se le cose non vanno bene, se nelle scelte compiute c’è dubbio.

Si affronta insieme, si parla, si discute e si decide insieme.

Solo così ritorniamo migliori e senza rimpianti.

Maria Ronca, sociologa

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