LA FINESTRA SUL PARADISO DI BARTOLOMEO CAPORALI

DI VANNI CAPOCCIA

LA FINESTRA SUL PARADISO DI BARTOLOMEO CAPORALI

Solo dopo il ritrovamento da parte di M. Bury di un documento relativo a un pagamento a Bartolomeo Caporali e Sante di Apollonio per il “Trittico della Giustizia”, e di un altro reso successivamente noto da Pietro Scarpellini riferito alla “Adorazione dei pastori” del solo Bartolomeo Caporali si è potuto individuare un insieme di opere di questo pittore titolare a Perugia di un’avviata bottega.

Corpus del quale fa parte la Madonna col Bambino alla Galleria Nazionale dell’Umbria proveniente dalla sagrestia della chiesa di sant’Agostino. In passato ha avuto varie attribuzioni tra le quali quella, condivisa da Francesco Santi, a Girolamo da Cremona indotta dalla attività minatoria dall’artista e dall’appariscente presenza della ghirlanda squarcionesca resa ancora più evidente dal fatto che il dipinto risulta resecato come dimostrano i due clipei in alto e i due angeli in basso. Mentre se avessero concentrato l’attenzione sul volto della Madonna, il rosa cangiante, le pieghe della sua veste chiusa al polso da tre bottoncini deliziosi per la loro semplice verità non sarebbe sfuggita la sua sorellanza con quelle nell’Adorazione dei magi e nel Trittico della Giustizia.

La presenza di arance e foglie d’arancio in questo dipinto non è solo decorativa. Pianta di un brillante sempreverde l’arancio è accomunato all’eternità divina per le foglie incontaminate perché non cadono a terra, per i candidi fiori di maggio associati alla sposa quale simbolo di purezza, per l’arancia frutto dell’estate e del sole assimilata per questo al bene assoluto: il Paradiso.

E pur se recisi s’intuisce che gli angeli sono il “picchetto d’onore” alla Vergine sotto una finestra aperta sul Paradiso. Una specie d’ostensorio mariano attraverso il quale si vede la Madonna col Bambino in cielo circondata da cherubini, vestita d’un celeste che con le sue sfumature, i vestiti degli angeli e il ceruleo del cielo è una splendida variazione di toni azzurro su azzurro che ricordano una terzina di Gianni D’Elia “L’azzurro dell’azzurro dell’azzurro, / l’azzurro del mare, del cielo, del sussurro / azzurro del vento, nell’aria azzurra”.

 

(Foto Galleria Nazionale