La pace non è equidistanza, ma una scelta netta, una scelta di campo.
Perché si può ragionare quanto si vuole delle responsabilità diffuse che hanno generato le condizioni di questa guerra, non le scopriamo oggi e ci sarà tempo ancora.
Ma queste non possono diventare un parafulmine né un’attenuante per nessuno.
L’aggressore è ben visibile, ha un nome e un cognome e sta affogando nel sangue l’Ucraina.
E la migliore garanzia per la pace futura sarà la caduta di Vladimir Putin e di tutti quelli come lui.
Nella foto una donna in attesa su una barella, un ospedale pediatrico colpito dal fuoco russo, una città ormai distrutta, Mariupol.
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