Le domande che pongo a me stesso

DI ANTONIO MARTONE

Che cosa ne è della soggettività nel nostro tempo? In quale maniera l’uomo occidentale concepisce oggi il rapporto fra sé stesso e il mondo? Come avvengono i processi di formazione del soggetto attraverso l’educazione e la necessità di conformarsi ai linguaggi sociali? Qual è il ruolo dei riti collettivi e come si rapportano all’individuo che si trova all’interno di essi? In quale misura le tecnologie digitali incidono sulla formazione dell’identità e sulla comunicazione pubblica?
In quale maniera i peculiari modelli di soggettivazione occidentali incidono sul resto del mondo e qual è l’impatto geopolitico del loro sviluppo?

Nel tempo in cui il mito della frontiera è stato superato dalla globalizzazione, qual è lo spazio-tempo in cui l’azione del soggetto è chiamata ad esprimersi? Se lo spazio non è più quello moderno, ossia lineare e connotato da confini certi, in quale maniera è necessario utilizzare la metafora del labirinto per caratterizzare un’epoca in cui gli specchi delle pareti di quest’ultimo amplificano il numero delle identità producendo un caleidoscopio di immagini riflesse che mutano ad ogni istante mettendo capo ad una serie pressoché infinita di illusioni ottiche senza origine e senza destino?

Immagine tratta da Pixabay

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