Le indagini del commissario nonloso’, la ragazza della neve

DI ROBERTO BUSEMBAI

Nevicava davvero quella notte, pareva che il cielo avesse deciso di scaricare sulla terra tutta l’acqua gelida che potesse accumulare, nevicava e tirava vento, insomma una notte da dimenticare e per qualcuno forse già dimenticata, perchè un corpo nudo completamente giaceva a petto rivolto verso il terreno bianco, sicuramente morto, sicuramente ucciso tanto il sangue rosso si scioglieva con la neve e subito si solidificava tanto era il freddo pungente , e freddo era il corpo di quella donna, o così pareva dai capelli e dalla forma gentile che aveva.

Dormiva tranquillamente, il giorno passato era stato uno dei più faticosi che il commissario Nonlosò avesse dovuto trascorrere, andare a colloquio con gli insegnanti di suo figlio era stato massacrante, le attese lunghe, i chiacchiericci delle madri, i pianti di qualche ragazzino venuto al suo processo, e gli esiti di suo figlio che non vuol assolutamente studiare…è intelligente, dicono, ma non si applica per niente…le stia dietro…e ritornare a casa smarrito, deluso, intontito ma assolutamente tanto stanco e dire poi al figlio…devi studiare di più, così dicono, e io ti devo seguire…forse tra un crimine e un altro e non so come…dormiva ma improvvisamente lo squillo in piena notte del telefono, maledetto telefono.

Pronto? Pronto, commissario? E chi vuoi che ti risponda…mi dica maresciallo…Ci sarebbe una morta in Via…venga subito.
Dormiva e subito era nel freddo e sotto la neve che non cessava di cadere, forse la giornata più dura doveva ancora nascere e non era quella tramontata.

Una donna, un’altra donna, sempre donne e sempre rimangono impuniti quelli che le uccidono tanto sono scaltri nel farlo e nel far sparire indizi e prove, sempre e solo donne…così urlava tra se il commissario mentre scrutava il cadavere che ora già giaceva all’obitorio in attesa di una accurata autopsia di prassi…era stata uccisa con due colpi d’arma da fuoco alle spalle, a distanza ravvicinata vista la forte bruciatura della pelle nelle vicinanze dei fori…ora c’era da stabilire chi fosse, gli anni, che già a vederla dava segno di gioventù, il perchè e chi e…mannaggia…

Solita routine di sempre, domande varie nel luogo del ritrovamento, ma era stata notte fonda quando è successo e chi poteva avere notato in quella che era stata la notte dell’imbiancamento tanto la bufera di neve aveva tirato, ma un nome a quella ragazzo dovevano pur darlo, i fotografi, la stampa incalzavano per sapere, per rendere pubblico, per guadagnare, ma il commissario non aveva niente ancora da dire, e lui non ci guadagnava su queste cose, aveva il suo misero stipendio e tanta tanta volontà di capire e conoscere, forse aiutare.

Era nativa di Bologna, 25 anni studentessa universitaria, ma viveva in questa città da sola in un monolocale preso in affitto e si manteneva un poco con gli aiuti dei genitori anziani e pensionati, e un poco andando a far da baby-sitter presso una famiglia con due bambini di due e quattro anni. Studiava di notte e nelle feste comandate, sempre sorridente, amici pochi e mai, assicurano i vicini, portava gente in casa, uomini accanto nessuno, sempre dalle notizie delle comari degli appartamenti sulle stesse scale, all’Ateneo era conosciuta, ma non tanto da darne notizie importanti..insomma una ragazza comune che si manteneva gli studi, seria educata e ben stimata, una come tante che nessuno conosceva e tanti la vedevano…un caso comune, che sarebbe stato archiviato come tanti…ma stavolta il commissario era deciso ad arrivare in fondo, non voleva rimanesse impunito,
poteva essere sua figlia.

Un barbone, uno di quelli che non vogliono assolutamente aiuto anche nei momenti di freddo intenso, che vagava tra una panchina e un sotto interrato abbandonato, tra un sotto ponte autostradale o nel anti ingresso di un negozio, aveva asserito che mentre passava con i suoi mille maglioni e giacconi indosso avesse intravisto una ragazza con un uomo che stavano litigando, e si era sorpreso, non tanto per la lite, ma per il fatto che stessero fuori con quella bufera, per lui era normale.

E il commissario Nonlosò con questa dichiarazione diede inizio alle indagini vere e proprie e nella caserma da quel momento non ci fù più pace.
Intanto i giornali pubblicavano il fatto a lettere cubitali sulle pagine locali, GIOVANE UCCISA SULLA STRADA, CHI E’ LA RAGAZZA DELLA NEVE?, e altri titoli strani ma tutti con una domanda ben precisa….chi voleva la sua morte?

Alice si chiamava, e non era certo arrivata nel paese delle meraviglie come una sua omonima, non c’era niente di incantevole nell’accudire bambini, dover studiare e vivere da sola, neppure un coniglio matto le sarebbe stato amico, e proprio per questo che non aveva amicizie, se non altro amicizie strette, ma proprio per questo chi poteva voler la sua morte, o forse era stato un impulso efferato di uno che aveva perso la testa, di un mentecatto, di un pazzo comune, ma lei cosa ci faceva in quell’ora tarda della notte e con la bufera, nella strada bianca…bianca dalla neve e da lei colorata poi rossa senza il suo volere.

Ma come sempre, quando le cose sembrano parare male, ecco che si trova una luce, uno spiraglio per poter proseguire nel meglio e Nonlosò lo spiraglio lo trovò per caso e proprio da suo figlio, quello intelligente ma che non vuol studiare, involontariamente disse una frase che al padre parve una manna che cadeva dal cielo, altro che neve. Papà, disse, non posso collegarmi con chat, accidenti a questo tempo infernale.

Il computer, certo, quello era l’oggetto infernale che assorbe tutto e tutti, e da quello si sanno cose, e da quello si fanno incontri, e da quello si vivono amori e amicizie ormai virtuali…ma nell’appartamento della defunta non si erano trovati computer o tablet e il telefonino non aveva accessi a internet e non aveva nessun messaggio particolare memorizzato…però lei frequentava l’università e poteva interagire con il pc dell’ateneo, e in città esistevano molti centri per l’uso di quel mezzo, con poche lire si poteva navigare, senza nave e senza porto, navigare anche andando molte volte nello storto.

Ci vollero giorni e giorni per risalire ai suoi contatti, non erano certamente memorizzati ma con accurati accorgimenti, a lui impossibili e indecifrabili, si potè risalire a una continua corrispondenza tramite chat con una certa persona che si identificava come ANGELO, ma era certo il nick e non propriamente il nome vero…e quella notte lei aveva un appuntamento proprio con questi e il luogo era il bar PARIGI l’unico che resta aperto fino alle 4 del mattino per poi riaprire alle 6e30 del mattino stesso.

Il barista del Parigi, si ricordava della ragazza perchè non era la prima volta che frequentava il locale, anzi spesso ci passava le ore, seduta in disparte con un libro o dei quaderni, prendendo un cappuccino e un croissant a farle da alimento, talvolta ma non spesso capitava un tizio, si avvicinava a lei, parlavano e poi sparivano come niente, ma lei era sempre sorridente quando pagava gentilmente…anche quella sera lì, era venuta presto, aveva ordinato il solito, riso e commentando un poco con me della neve che cadeva e poi si era seduta, come sempre, al tavolo in fondo al locale, quello vicino al termosifone.

Sul tardi, arrivò quel solito tizio, e come sempre si salutarono, stavolta lui non si sedette ma subito lei si alzò e seguita dal tizio, se ne uscirono pagando naturalmente, pagava sempre lei, e si tuffarono nella bufera.

Saprebbe riconoscere quella persona?
Beh penso di sì
Fu fatto l’identikit, furono fatte copie, messo sul giornale, sulle vie principali si notava la foto del ricercato e presto si arrivò al delinquente, un trentenne impiegato sposato con due figli, persona assolutamente insospettabile…insospettabile che parola assurda…chi sarebbe insospettabile…tutti siamo insospettabili, forse che gli assassini ce lo hanno scritto in faccia quello che sono e quello che fanno, forse che i ladri e i violentatori ce lo hanno scritto sul corpo quello che sono e quello che fanno…insospettabile solo perchè lavora ha una famiglia e magari va pure in chiesa a pregare…insospettabile uno che ha tradito la moglie, la fiducia dei figli, che abborda ragazzine facendosi credere innamorato e singolo e poi violentarle e imporle il silenzio altrimenti…

e proprio quell’altrimenti che Alice non voleva e voleva far conoscere quella assurda e pericolosa avventura che aveva subito ed è stato proprio quell’altrimenti che l’ha uccisa in quel viale bianco, sulla neve bianca e innocente, come innocente era la sua anima ribelle.

Il commissario Nonolosò ritornò a casa, trovò il figlio che cercava di studiare, gli andò vicino, gli sorrise e poi …Studia ragazzo, dammi retta, diventa qualcuno e non fare , ti prego con tutto il cuore, non fare il commissario come tuo padre, se vuoi vivere tranquillamente…e si avviò al letto.

Disegno Errebi (Roberto Busembai) – Il commissario Nonlosò

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