L’H di Dio

DI MARIAESTER GRAZIANO

Il tramonto è un tu per tu col sole,
l’ora del guardarsi in faccia e del memento mori.
L’ombra di ora non è solo contorno ma la sindone specifica di un opposto.

Non è a quella che ti tocca dar misura,
non a quell’orlo consumato di un buio.
Ti si chiede conto della luce spesa, della tua specifica fluorescenza,
del tragitto del tuo personale asterisco.
Si posiziona perfetto il mio tramonto tra due gonfie colline,
da qui sono il fiocco di un azzurrissimo papillon.

Il volo di un uccello è il minuscolo disegno di una caramella,
l’arguzia del pois.
Poi diventa il neo seducente sulle labbra del rosso.
Leggo il fondo dei giorni come quelli del caffè.
E oggi c’è il baffo stressato di un albero, un neo, una caramella,
un pois e un papillon.

Sarebbe questa ormai blu, l’etica vegetale di un corteggiamento
e potrebbe, un cuore scaramantico, credere alla veggenza di un amore.
Chi sa leggere bene i fondi di caffè direbbe
Guarda come il solitario pois è l’ormai antichissimo occhio di Dio
sempre più miope.

Tu, per esempio, potresti essere ora l’H maiuscola dell’ottico,
la diottria in più del vecchio Illuminato.
Potrebbe esserci ancora, se vuoi, la reciproca meraviglia.
E infatti, a destra, già la gentile cartilagine della luna,
appena piuma d’arcangelo,
ostia sottile spezzata per l’imminente eucarestia.

Ora i sogni ci sono tutti.
Non rimane che contare le stelle, l’eburneo racconto delle galassie,
chiamarci nel recinto di una costellazione
e propendere per il miracolo già accaduto

Immagine tratta dal web

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