Ricciola di Mare di Mariella Romano, non è un libro che puoi lasciare scivolare tra le dita senza percepirne tutto il suo “peso”. Le pagine scorrono veloci, ma ogni parola accompagna e penetra l’animo del lettore, facendolo riflettere sino ad identificarsi nei personaggi, sino a sentirli parte della propria vita, dei propri ricordi.

Maria Cristina, la protagonista, “Ricciulé”, come l’ha affettuosamente battezzata il padre, è un’ affermata avvocatessa, una mamma amorevole ed una moglie innamorata, ma con tante ombre nel suo passato, tanti  ricordi confusi e tanto dolore.

Ricciulè, da adulta, dovrà scoprire il tradimento del marito, ma non solo, dovrà  fermare il suo tempo e lentamente rimettere insieme i pezzi di una vita quasi dimenticata.

Una nonna autoritaria e silenziosa, la miseria del dopoguerra, una madre incapace di dirle “ti voglio bene” e di proteggerla, lo smarrimento della solitudine, la durezza di una morale chiusa in un bigottismo senza risposte, una violenza ritenuta lecita o solo da subire in silenzio.

Maria Cristina, in un viaggio interiore, lascerà venir fuori tutti i suoi “perché” e cercherà finalmente le risposte, anche se per farlo, per dare un volto a quegli occhi che la fissano impauriti:”….fiammelle che arrivano da lontano e lentamente si lasciano avvolgere dalle ombre…. Chiedono aiuto nel silenzio che li avvolge…”, dovrà ripercorrere, non senza dolore, il suo passato, riportare alla luce quei ricordi offuscati dal tempo. Perché solo così le “ferite” potranno smettere di sanguinare e diventare  “cicatrici”.

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